Alitalia: ora sono a rischio 20mila posti di lavoro

Dopo la bocciatura del referendum su Alitalia ora a “rischio” sono circa 20mila lavoratori: oltre ai 12.500 dipendenti della compagnia gli ottomila dell’indotto. Non lo nega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un’intervista su ‘La Repubblica’. “Il rischio c’è. Si apre una fase di incertezza e di sacrifici. Proprio per questo dobbiamo mantenere tutti i nervi saldi e lavorare con accuratezza per assicurare che la transizione avvenga con i minori costi possibili”, sottolinea. “Mi dispiace molto, avevamo fatto tutti un lavoro importante per rimettere in pista Alitalia. Avevamo chiesto che il peso non ricadesse solo sui lavoratori: nell’ultima versione del piano i due terzi dei costi da ridurre non avrebbero coinvolto il lavoro. Gli esuberi erano stati ridotti, così come le esternalizzazioni: tutte richieste avanzate dagli stessi sindacati. Avremmo avuto maggiori risorse fresche per 900 milioni grazie all’impegno dei soci. Ora invece si apre l’orizzonte incerto dell’amministrazione straordinaria”, ha aggiunto. A questo punto, “dobbiamo innanzi tutto mettere in conto i costi della cassa integrazione che la amministrazione straordinaria potrà richiedere secondo la legge. Sarà il commissario a decidere quanti dipendenti vi andranno e per quanto tempo. E poi – ha sottolineato – si dovrà provvedere in tempi rapidi ad un prestito ponte che assicuri almeno per sei mesi la liquidità necessaria all’Alitalia per operare. Tra ammortizzatori e prestito, sia pure a titolo oneroso per non incorrere nelle obiezioni Ue di aiuto di Stato, credo che si arrivi effettivamente intorno a un miliardo”. Per Poletti, “per garantire la continuità e scongiurare la liquidazione, si debba ricorrere alla vendita della compagnia».


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