Sette partite al termine di cui le prime quattro (Cesena, Ascoli, Benevento, Bari) che si giocheranno nello spazio di quattordici giorni e che segneranno il futuro dell’Avellino, quello prossimo e pure quello futuro in cui Novellino tra dichiarazioni d’amore e silenzi complici, c’è. Arriva il Cesena, tre sberle incassate all’andata al Manuzzi, una mollata da un bravo ex, Camillo Ciano. Ma sta di fatto che né lui come l’altro ex Kone, Cocco e Garritano metteranno paura all’undici di Novellino che i tre punti li vuole a tutti i costi, scalpo da aggiungere ad un top score di dieci conquistati nelle ultime quattro gare e che dopo la capolista Spal, incoronano l’Avellino miglior seconda squadra del girone di ritorno. «A Coverciano la prima cosa che insegnano, e voglio ricordare l’indimenticato Franco Ferrari – rammenta Novellino – era non perdere, ma se non puoi… Non sta nel mio dna accontentarmi e quindi voglio, come i miei giocatori, la società e la piazza tutta vincere. Giocheremo e lotteremo per questo contro un avversario che però ha gente di qualità e che si trova invischiato in una situazione che non era certo quella della vigilia del torneo, allorchè veniva dato tra le pretendenti al salto di qualità e quindi dovremo giocare da Avellino». «Il calcio è strano, imprevedibile e per questo è pure magnifico – continua il tecnico – ecco perchè dovremo affrontare il Cesena con intelligenza, non solo tattica ma anche e soprattutto mentale, con calma, serenità , razionalità , comunque decisi e convinti a far nostra la gara. Vero è che viviamo un momento di emergenza, vedi la perdita di Migliorini, la verifica delle condizioni di Jidayi e Djmsiti; Paghera, che ha voglia di giocare e che intendo accontentare, ma dovrò verificare con lo staff medico. Omeonga e D’Angelo sono pronti; in settimana ho visto bene Bidaoui e Belloni, quest’ultimo al momento sacrificato; Castaldo e Verde hanno chance: ho già in testa la formazione anti Cesena, ma le mie convinzioni hanno bisogno di eventuali considerazioni finali». «Al di là di questo, spazzando via potenziali attenuanti, sono e siamo decisi e costretti tutti a dare continuità per raggiungere il nostro obiettivo: quella oramai famosa e pure troppo inflazionata in quanto puntualmente citata vetta della montagna, su cui infilare finalmente la bandiera della salvezza. Il Cesena sta bene, ma anche noi, avrò bisogno di tutti e sono certo che chi sarà chiamato, darà il cento per cento per la causa». A proposito della rinascita dell’Avellino e del suo futuro, Novellino è lapidario e pure sincero: «Il miracolo non sono io, ma questi ragazzi che erano in un tunnel buio, confusi, persi, ma hanno trovato la capacità e la forza di ritrovarsi; io ho solo trasmesso loro il mio sapere non solo calcistico ma soprattutto umano».