Venti rinvìi a giudizio, un patteggiamento a due mesi di reclusione e due riti abbreviati (da discutere a ottobre), nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Salerno (sostituto procuratore Vincenzo Montemurro) sul fiancheggiamento al clan retto da Franchino Matrone, alias ‘a belva, arrestato nel 2012 ad Acerno dopo un periodo di latitanza.Spaccio di droga, pizzo, usura e
imposizione nei locali di Scafati e San Marzano sul Sarno macchinette videopoker, in antagonismo con il gruppo dei Ridosso e quello dei Campagnuoli. Sono questi i capi di imputazione con testati a 23 imputati (Vincenzo Staffetta è deceduto) anche ieri mattina davanti al giudice per le udienze preliminari presso il Tribunale di Salerno Elisabetta Boccassini.
Patteggia a due mesi Saverio Tammaro, difeso da Danilo Laurino (pena da ratificare) mentre per il capo clan e il figlio Michele la sentenza sarà emessa a ottobre quando i due Matrone saranno processati con il rito abbreviato. Alla sbarra venti coinvolti, che dovranno presentarsi il 4 ottobre davanti ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore.
Oltre che al traffico di stupefacenti il sodalizio si dedicava a usura ed estorsioni e cercava di imporre nei locali di Scafati e SanMarzano sul Sarno is uoi videopoker. Gli episodi contestati dalla Procura coprono un arco temporale che va dal 2001 al 2012. Sono accusati di usura Alfonso Matrone, Luca Coppola, Domenico Pagano di Boscoreale, Anna D’Isidoro, Giuseppe D’Aniello, Francesco Paolo Spagnuolo; di estorsione rispondono Generoso Di Lauro, Saverio Tammaro, il costruttore Luigi Giugliano, Mario Cerbone, Mario Cipriano, il vigile Ferdinando Raiola (cugino di Giugliano). Gli inquirenti hanno ricostruito che l’imprenditore di Boscoreale si sarebbe rivolto a esponenti del clan per ottenere da un macellaio il pagamento di un lavoro di edificazione di un’opera abusiva. E che il sottufficiale della polizia municipale li avrebbe agevolati, non intervendo pur essendo a conoscenza del piano criminoso.
Ad Antonio Matrone (alias Michele) la Dda contesta anche di aver falsificato i documenti utilizzati dal padre nel corso della latitanza, per la quale avrebbe pure usufruito della copertura di altri due imputati: Biagio Iaquinandi Pasquale Matrone di Capaccio.
I NOMI DEI RINVIATI A GIUDIZIO
Angelo Amitrano 62enne di Boscoreale
Vincenzo Arcamone 77 anni, di Scafati
Mario Cerbone, alias ‘o fravules, 60 anni di Scafati
Mario Cipriano, detto oplà avvocato, 46 anni;
Ferdinando Cirillo 57enne di Pompei conosciuto come ‘o battilamier
Lucariello Coppola, 59enne di Scafati
Giuseppe D’Aniello, 69 anni di Scafati detto ‘capitano
Generoso Giggino Di Lauro, 59 anni di Scafati
Anna D’Isidoro,60 anni nata ad Arzano ma residente a Scafati
Biagio Iaquinandi, 60enne di San Marzano sul Sarno
Pasquale Matrone residente Capaccio, 46 anni
Vincenzo Nappo, ‘o nonno, 69 anni di Scafati
Domenico “Mimi” Pagano,56 anni di Boscoreale
Nicola Percuoco detto ‘a cantina nato a Terzigno ma residente a Scafati
Ferdinando Raiola, 65 anni di Scafati
Vincenzo Starita, 37 anni detto ‘a strega di Pompei ma residente a Scafati
Raffaele Vitiello, 56 anni di Boscotrecase