Camorra, i boss della Vanella-Grassi in aula: “Siamo stati noi ad uccidere Stanchi e Montò”

“Siamo stati noi ad uccidere Stanchi e Montò”.La solita confessione in aula prima delle richieste della pubblica accusa nella speranza di ottenere uno sconto di pena ed evitare l’ergastolo. E così anche Fabio Magnetti e Antonio Mennetta che avevano scelto il rito abbreviato per essere processati, hanno confessato i due omicidi. “Fabio Magnetti sparò in bocca a “Lello bastone” e affianco a lui c’era Umberto Accurso, suo cugino. Quest’ultimo divenne un capo della “Vinella” proprio dopo quel delitto: fu il suo battesimo del fuoco”. Gradualmente tutti i segreti della terza faida di Scampia stanno venendo a galla e ora anche il duplice omicidio di Raffaele Stanchi e Luigi Montò è stato chiarito grazie a tre pentiti di primo piano, alle cui dichiarazioni si sono aggiunti i risultati delle indagini condotte dagli investigatori. In particolare, come riporta Il Roma, si è rivelato importante il contributo fornito da Rosario Guarino detto “Joe banana”, ex boss della Vanella Grassi passato con lo Stato.

Raffaele Stanchi, ras dei traffici di stupefacenti per Arcangelo Abete, il suo guardaspalle Luigi Montò furono attirati in un tranello e ammazzati a Miano nell’abitazione di Carlo Matuozzo, allora fedele braccio operativo per la droga della “Vinella”. Era l’8 gennaio 2012, ma i cadaveri furono trovati carbonizzati la mattina dopo nei pressi del cimitero di Melito. Era un tentativo di depistare le indagini, ma soprattutto disorientare i nemici di camorra, facendo credere a un’epurazione interna. Gli uomini della “Vanella” infatti allora erano formalmente alleati degli Abete-Abbinante- Notturno-Aprea, ma stavano già facendo il doppio gioco ritornando con gli Amato-Pagano, la cui area d’influenza principale era proprio Melito. La trappola scattò a Villaricca, dove Stanchi e Montò si recarono all’appuntamento con coloro che credevano amici. Con tre macchine si recarono a Miano a casa di Carlo Matuozzo per discutere di affari di droga. Un summit che all’improvviso si trasformò in un’aggressione a freddo culminata nel duplice omicidio. Prima però “Lello bastone” e il fidato guardaspalle furono legati, imbavagliati e torturati con l’obiettivo di scoprire dove fossero due milioni di euro sottratti all’organizzazione per favorire Arcangelo Abete. Non si sa se i soldi si trovarono: fatto sta che probabilmente le vittime non parlarono. Una volta uccisi, Stanchi e Montò furono rimessi e bruciati a Melito di notte. Nessuno telefonò alle forze dell’ordine e il duplice delitto fu scoperto la mattina seguente. Inizialmente gli investigatori pensarono allo zampino degli Amato- Pagano, nel cui territorio a bordo di una Fiat Punto rubata c’erano i cadaveri, o anche un gesto di sfida verso di loro. Ma la realtà superava la fantasia e i “Girati”, chiamati così proprio per la disinvoltura e abilità delle loro giravolte negli ambienti di camorra, diedero il via alla fase decisiva della terza faida di Scampia. Sostanzialmente con la loro scelta indebolirono il fronte Abete-Abbinate-Notturno-Aprea, tirandosi dalla propria parte anche i Marino e i Leonardi.

 


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