Camorra, i pentiti: “I Di Carluccio diedero 700mila euro in contanti a Ettoruccio Bosti perchè doveva giocarli”

Il clan Contini è uno dei più radicati, articolati e potenti gruppi camorristici campani, perno dell’Alleanza di Secondigliano insieme ai Mallardo di Giugliano in Campania e ai Licciardi di Secondigliano. In un’informativa recente la Guardia di Finanza definiva l’asse di camorra “nota sovrastruttura criminale entro la quale quei gruppi camorristici, nel conservare una gelosa autonomia operativa all’interno delle proprie rispettive aree di influenza, si realizzava la condivisione delle scelte strategiche funzionali al consolidamento e all’espansione di una condizione di egemonia criminale in larga parte del territorio metropolitano napoletano (non solo nell’area settentrionale della città, ma anche nel centro storico e sui quartieri collinari del Vomero e di Posillipo), esercitando un’evidente supremazia sulle altre aggregazioni malavitose pure insediate negli specifici ambiti territoriali, costrette ad assoggettarsi a quel cartello mafioso ovvero ad ingaggiare cruenti conflitti che ne avrebbero determinato l’emarginazione e la scomparsa”.

Anche nella mutata configurazione del panorama camorristico napoletano, i clan Contini. Licciardi e Mallardo conservano posizioni di assoluta preminenza e, tra essi, in tali complessi equilibri, il gruppo con base nel Vasto-Arenaccia ha assunto una sua peculiare collocazione. Edoardo Contini ed i suoi più stretti fiduciari rappresentano, infatti, il fondamentale polo di riferimento del complesso della attività illecite realizzate in alcuni storici quartieri della città (Vasto- Arenaccia-Ferrovia, San Carlo all’Arena, Borgo Sant’Antonio Abate, Poggioreale), “fungendo da garanti di ben più ampi e sofisticati equilibri criminali, in grado di condizionare e orientare le strategie criminose che investono l’intera area metropolitana napoletana e il tessuto economico anche di altre regioni italiane”. Edoardo Contini, attualmente detenuto in regime speciale, ha diretto e organizzato il clan in prima persona sino al suo arresto, il 15 dicembre 2007.

Emblematico il racconto dei due pentiti Vincenzo De Feo e Teodoro De Rosa che ha proposito della forza economica dei Di Carluccio e dei Contini hanno spiegato agli investigatori  che “Ciro Di Carluccio diede 700mila euro a “Ettoruccio” in pochi minuti. Lui li aveva persi al gioco, o doveva giocarseli non ricordo bene. Bosti andò a prenderli nella sua villa: entrò e poco dopo scese con una borsa di “Louis Vuitton” piena di soldi”.
Ettore Bosti soprannominato “o’ russ”, figlio di Patrizio “o’ Patriziotto”. Il giovane rampollo della famiglia Contini, nipote del boss Edoardo, chiamava “zio” anche Di Carluccio in segno di rispetto. Circostanza che fa capire un’altra cosa secondo gli inquirenti e gli investigatori delle fiamme gialle: il 56enne era considerato uno di casa all’interno della famiglia Contini, al punto che sarebbe intervenuto come mediatore qualche volta anche in controversie non legate direttamente alle attività del clan.

 

(nella foto da sinistra in alto i fratelli ciro e gerardo di carluccio, il boss eduardo contini ‘o romano, patrizio bosti e il figlio ettore bosti)

 

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