Camorra, il blitz mancato di Assunta Potenza: stava trasferendo soldi da un conto mentre la Dia faceva i sequestri

Decisa fino in fondo a non mollare il tesoretto che aveva in banca. Assunta Potenza, uno dei tre figli di Mario ‘o chiacchierone colpiti stamane da un’ordinanza di sequestro beni per  oltre venti milioni di euro da parte della Dia di Napoli per legami con il clan Lo Russo, ha tentato fino alla fine di salvare i suoi soldi. Infatti verso mezzogiorno, durante le operazioni di polizia giudiziaria, gli agenti Dia al comando di Giuseppe Linares hanno scoperto che in mattinata Assunta Potenza aveva cercato di trasferire 450mila euro presenti in un suo conto presso Banca Generali a Trieste a un altro soggetto. Il disperato tentativo della Potenza è andato a vuoto: il conto era già bloccato. Il sequestro ha riguardato anche i beni dei suoi due fratelli Bruno e Salvatore

I fratelli Potenza sono figli di Mario, ex contrabbandiere e poi usuraio, anche lui arrestato sei anni fa e poi deceduto durante il processo. Nella sua abitazione del pallonetto di Santa Lucia proprio la Dia trovo’ e sequestro’ 8 milioni di euro in contanti murati in una parete. La misura patrimoniale eseguita oggi dalla Dia nasce proprio da approfondimenti su operazioni finanziarie sospette dei fratelli, che hanno portato all’adozione di tre distinti decreti di sequestro. La Dia ha fatto luce su movimentazioni di denaro verso l’estero, poi rimpatriato con bonifici per reinvestirlo in imprese italiane; sul trasferimento di risorse estere su conti appositamente accesi presso istituti di credito italiani, dopo l’adesione alla procedura di ‘voluntary disclosure’, anche grazie a specifica rogatoria Internazionale presso istituti bancari elvetici; sui collegamenti dei Potenza con personaggi legati alla cosca dei Lo Russo. Secondo l’accusa, i fratelli hanni impiegato in imprese economiche e immobiliari il denaro proveniente da usura, estorsioni, riciclaggio e associazione per delinquere, reati per cui hanno anche diverse condanne, proseguite anche dopo il decesso del padre Mario, alias “‘o Chiacchierone”. Un ingente patrimonio, reinvestito in numerosi immobili e locali commerciali principalmente nel napoletano ma anche nel Milanese. Sigilli a 6 societa’ e 3 partecipazioni societarie (tra cui il noto ristorante ‘Donna Sophia dal 1931’ in centro a Milano e la sala ricevimenti nota come ‘Villa delle Ninfe’ a Pozzuoli), autoveicoli , 66 depositi bancari nazionali ed esteri e 5 polizze.

Ai figli della coppia, Antonio e Giuseppina, e alla nipote M. sequestrati appartamenti, auto e quote di societa’. Bruno Potenza e’ il primo figlio maschio di Mario, ex contrabbandiere tra i piu’ potenti a Napoli negli anni ’80 fino al 2000, dedito poi all’usura, l’uomo che ha prestato denaro anche ai clan, come racconta il boss pentito Salvatore Lo Russo, pur pagando il ‘pizzo’ quando trafficava in sigarette di contrabbando, e lo ha anche reinvestito in attivita’ lecite. E’ ad Assunta Potenza, 65 anni, sorella maggiore di Bruno, che sono stati sequestrati i conti presso la BSI Bank di Lugano, uno a lei intestato che tra liquidita’ e investimenti ha un saldo attivo di oltre 1,7 milioni, e due intestati alle figlie Ida e Stefania, con oltre 900mila euro ciascuno, denaro in parte rientrato in Italia attraverso un conto Fineco e impiegato per la Marass srl, la societa’ con sede a Milano che ha il ristorante ‘Donna Sofia’ nel capoluogo lombardo; alle due figlie sequestrati anche appartamenti a Napoli e Ischia. Per Salvatore Potenza, 53 anni, alla moglie Antonietta Tramontano, alla nuora Martina e ai figli Mario e Assunta sigilli a Napoli per il ristorante ‘Poseidone’, il bar ‘Ballantine’, appartamenti, auto, fondi pensione, e quote di societa’ tra cui la Marass, nonche’ un altro conto svizzero con oltre 677mila euro. 


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