Camorra, il pentito Antonio Accurso: “Vi spiego i rapporti della Vinella con gli Amato-Pagano”

Di particolare interesse, ai fini della ricostruzione del ruolo di comando di Rosaria Pagano all’interno del clan nonché della gestione del commercio all’ingrosso della cocaina, sono le dichiarazioni resa da Antonio Accurso, capo della Vinella-Grassi; dal marzo 2013 a maggio 2013 agli arresti domiciliari e quindi libero di avere contatti con gli altri gruppi criminali, laddove il fratello Umberto era latitante,  Antonio Mennetta e  Fabio Magnetti erano già detenuti, e  Rosario Guarino già collaboratore di giustizia. Le dichiarazioni sono contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ludovica Mancini del 17gennaio scorso.
Nel 2013 Accurso, storico contabile del gruppo della Vinella, ha contatti, per il tramite del fratello e di Salvatore Russo, con Mario Riccio (latitante) e con i suoi emissari. In concreto, l’accordo chiuso dalla Vinella e gli Amato-Pagano era chiaro: i secondi consegnavano ai primi la cocaina che poi vendevano agli altri gruppi alleati o clan amici, con un sovrapprezzo che ne rappresentava il guadagno. Incaricato da Mario Riccico per la gestione di siffatti rapporti era, inizialmente, Francesco Paolo Russo, soppiantato dai “maranesi” nei primi mesi del 2013.
Ebbene dal racconto di Antonio Accurso, emerge in tutta evidenza sia il crescente malumore che si andava delineando all’interno del clan, quanto le difficoltà che lo stesso Riccio incontrava nella gestione del settore della droga, risentendo profondamente della “concorrenza interna” della Zia Rosaria. Non a caso Accurso ricorda che quando il 4 febbraio del 2014 Riccio fu catturato, dopo circa tre anni di latitanza, lui stesso veniva immediatamente reso partecipe, proprio dal Russo, che il referente del clan sul territorio era la Pagano unico esponente delle famiglie fondatrici. Ecco una prima parte del lungo racconto fatto dal pentito Antonio Accurso e datato 10 novembre 2014:

“Noi della Vinella abbiamo chiuso un accordo con Mario Riccio , ai fìni della faida: questo accordo prevedeva che a loro andavano Melito e Mugnano ed il 50% dei Puffi a noi sarebbe andato tutto Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno e Casavatore, per tutte le attività illecite. L’accordo sulla cocaina prevedeva che Riccio dava a noi la cocaina che poi vendevamo ai vari sottogruppi,  Lotto G, Marino, Leonardi, Perrone, qualcosa al figlio di Zio Paolo, Giuseppe Gervasio. Riccio la dava a noi, generalmente, a 40 mila euro e noi la vendevamo a 42-43;  poiché vi era concorrenza, nel senso che sul mercato operavano dei privati i quali riuscivano a vendere la cocaina ad un prezzo base più basso, nel senso non essendo un clan non avevano spese tipo i carcerati. Infatti, quando sono stato fermato con persone del clan Lo Russo, ossia  Tonino Pompeo  e Calabrese, con me vi erano anche Ciccariello, Tonino ‘o chiattone. L’oggetto dell ‘incontro era proprio questo: ossia eliminare i privati…io sapevo che tra questi privati che ci facevano concorrenza vi era “Bott”n faccia” della 167, io conosco solo il figlio, perché poi dirò ha partecipato all’incontro di chiarimento sulla questione.

Il fratello della Pacchiana, detto Totore il Pazzo, ossia i Del Re. Vi era poi una società costituita da “Il fioraio”, che non ho mai visto, il “cammello” che è morto, e il nipote di Chiappellone, tale Giuseppe che non era affiliato al clan Leoneardi. Mi sembra che questo Giuseppe sia il genero del “fioraio”. Anche Giuseppe non l ‘ho mai visto. Matuozzo Carlo, provò ad avere un incontro con i privati che ci facevano concorrenza, anzi lo ha avuto ed ha convinto alcuni di loro, tipo “Botta in faccia” di lavorare con noi. Nel senso che i privati compravano solo da noi la cocaina, al prezzo da noi imposto e poi loro la potevano vendere… quando sono uscito dal carcere nel 2013 le condizioni di vendita erano diffìcili, infatti se prima con un carico di 10 kg. guadagnavamo 50-60 mila euro, dopo il guadagno si era ridotto a 10 mila euro, sia per noi ma anche per i Lo Russo. Il fratello della Pacchiana chiamato all ‘incontro disse il falso ossia che non aveva cocaina, noi ci saremmo dovuti vendicare ma abbiamo avuto problemi, tra i quali la vicenda dell’omicidio Matuozzo. Per la questione del nipote Giuseppe, parlammo con Giovanni  figlio di Antonio, per rispetto a loro volemmo che fosse uno della famiglia a risolvere la questione per cui credo che da quel momento era Giovanni che dava la cocaina al cugino Giuseppe. Comunque dopo la mia scarcerazione ho convinto Mariano ad abbassare di 1 punto il prezzo della cocaina da 40 mila a 39 mila, e noi la vendevamo a 42 mila… i rapporti della cocaina io li ho gestiti con Antonio il chiattone  che veniva spesso accompagnato da Cicciariello…i pagamenti venivano materialmente eseguiti dall’affiliato alla Vinella, Giuseppe Corcione. Ciccio il chiattone per pagare prendeva contatti con tale Francuccio, che saprei riconoscere, la consegna veniva fatta o a Mugnano o a Villaricca, al conteggio vi erano talora Antonio il Chiattone, Egidio o lo stesso Francuccio, tutti affiliati del Riccio. A Natale del 2013 le cose sono cambiate nel senso che mi sono reso conto e poi ne ho avuto conferma dopo, che i rapporti interni al clan Amato-Pagano era un po’ modificati.

Ricordo infatti che in occasione del Natale il Francuccio, che è una specie di “piccione  viaggiatore” mi portò il cestino in regalo da parte di Marianoe ci disse che Tonino il Chiattone ci voleva per l ‘apertura dello champagne. Io sono andato insieme a Gaetano Angrisano,  Giuseppe Forcione e  Fabio Di Natale. Nell ‘occasione ho conosciuto tonino il rosso e non c ‘era Cicciariello.Antonio il chiattone mi disse che questo Tonino il rosso era come Cicciariello, che si era un po riservato perché lo cercava la polizia. Ci incontrammo a Melito alla Coscia Borrelli. A quel punto io invitai tutti alla Vinella per bere champagne per quella stessa sera, vennero anche esponenti dei Lo Russo, dei Di Lauro, ossia Giovanni il cavallaro con un ragazzo tale Alduccio, e della Masseria venne prima Giovanni, detto uomini e donne, che venne presto e andò presto perché aveva l ‘obbligo di firma. In occasione dell’invito dissi al Chiattone di dirlo a Cicciariello che venne ed io lo vidi spento, vestito con la tuta. Da quel momento i rapporti di cocaina si svolgevano senza Cicciriello… io non conoscevo sul territorio Alfonso, fratello di Mariano. Lo conosceva. invece, mio fratello Umberto presentatogli da Mariano ad ottobre-novembre del 2013; nell’occasione Mariano gli disse che se gli fosse successo qualcosa, rimaneva il fratello ed
era la stessa cosa. All’incontro erano presenti: Umberto, mio fratello,  Gaetano Angrisano, Mariano, Alfonso. Tonino il chiattone e Cicciariello… dopo l’arresto di Mariano (febbraio 2014) l’approvvigionamento si blocca per circa 1 mese, per come dettomi poi da Cicciariello il problema stava nel fatto che Mariano non aveva pagato un carico ai fornitori di Cocaina…omissis…

In quel mese noi eravamo sempre alleati degli Amato-Pagano per cui andavamo, ovvero mandavo persone a Melito, per sapere se vi erano novità per la cocaina o problemi. I miei uomini si incontravano con il Gemello, Tonino Il chiattone Angioletto, ragazzo di Melito che prima stava con gli Amato-pagano di Mariano e poi è passato alla paranza Amato, di Napoleone e Cicciariello. In questi incontri non vi era mai Cicciariello,·gli incontri avvenivano fuori al Punto Snai a Melito. La conferma che i rapporti interni al gruppo a noi alleato erano cambiati e che vi era una specie di guerra io l’ho avuta quando al TG 3 diede  la notizia di un cadavere trovato sotto al Ponte di Casandrino. Io mandai i miei uomini, in particolare Diego Colucci a Melito, per capire cosa era successo, per non far impressionare nessuno mandai ed avere notizie mandai Diego da solo con l’auto di mia moglie. Lui tornò e disse che Melito era deserta, c’erano solo le forze dell’ordine e che non aveva potuto parlare con nessuno…”.

Antonio Esposito

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