Camorra, la moglie di Vastarella al processo: “Quando sono entrata nel circolo mio marito con un filo di voce mi ha detto che i figli stavano bene”

“Erano circa le 19,30, io mi trovano proprio a due passi dal circolo. Potevano essere una decina di metri, non di più. Poi, all’improvviso, ho visto questo grosso motorino arrivare ad alta velocità. Le persone a bordo indossavano i caschi e avevo il volto coperto con gli scaldacollo. Ho capito subito cosa stava per accadere”. E’ l’inizio della drammatica testimonianza resa ieri mattina in aula da Rita Cantalupo la vedova di Giuseppe Vastarella, il figlio del boss Patrizio, del rione Sanità ucciso nell’ormai famoso raid del Circolo alle Fontanelle del 22 aprile scorso in cui fu ucciso anche il cognato Salvatore Vigna e ferite altre tre persone. Per questo processo sono alla sbarra i vertici del “Barbudos”, il clan Esposito-Genidoni-Spina. Come presunti mandanti Addolorata Spina e Antonio Genidoni, rispettivamente moglie e figliastro del boss Pierino Esposito ucciso al rione Sanità nel novembre del 2105, Vincenza Esposito (moglie di Genidoni), Emanuele Esposito (il killer) e Alessandro Dainello, il suo accompagnatore. La moglie di Vastarella, come riporta Il Roma, ha ricostruito in aula la fase esecutiva del delitto: “Non ho avuto neppure il tempo di “bussare” con il motorino che il passeggero è sceso e ha cominciato a sparare all’impazzata. Quando si sono allontanati, fuggendo verso la Sanità, sono subito entrata nel circolo. Mio marito era ancora vivo, con un filo di voce mi disse che i figli stavano bene. Poi null’altro. Siamo andati di corsa verso l’ospedale. Siamo arrivati al San Gennaro, ma lì non c’è il pronto soccorso e i medici non hanno potuto fare nulla per mio marito. Abbiamo quindi raggiunto il Pellegrini, ma ormai era troppo tardi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la versione dei fatti fornita ieri ai giudici da Vincenzo Vastarella, uno dei figli di Giuseppe. Il giovane, rispondendo alle domande del pubblico ministero, si è limitato a dire che “quando quelli sono arrivati, io mi trovavo proprio all’interno del “biliardo”. Hanno iniziato a sparare ancor prima di entrare. Io sono riuscito a scappare subito, guadagnando l’uscita e mettendomi in salvo in un palazzo di fronte al circolo. Quando sono andati via, sono tornato nel circolo. Mio padre non parlava più, però aveva ancora gli occhi spalancati”.


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