Consip, una strategia criminosa per il controllo degli appalti

 “Nel complesso intreccio di rapporti inter-istituzionali delineati da questa informativa, ve n’e’ uno che per il livello degli interlocutori e delle materie trattate merita di essere approfondito; il rapporto in questione e’ quello tra l’attuale A.D. di Consip Luigi Marroni e Filippo Vannoni, anch’egli fiorentino e vicinissimo all’ex Premier, Presidente della societa’ Publiacque Firenze e dal dicembre 2015 consulente del Governo per le politiche economiche”. Cosi’ scrivono gli investigatori dei carabinieri e della guardia di finanza nella loro ultima informativa congiunta ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Assemblando insieme le intercettazioni ambientali e telefoniche, i pedinamenti e le acquisizioni documentali, si ha la plastica ricostruzione di come, al di la’ delle valutazioni di ordine penale, funziona il meccanismo chiamato a costruire consenso politico attraverso clientele e agevolazioni. Marroni e Vannoni, sarebbero, secondo gli inquirenti, due pezzi importanti della “squadra” che deve supportare Matteo Renzi nella sua scalata al Partito democratico e al consolidamento della sua posizione come premier. Ne sono entrambi consapevoli, come sono consapevoli che la delicatezza del ruolo ricoperto comporta grande prudenza. Una prudenza che gli inquirenti cosi’ descrivono: “In particolare cio’ che colpisce tra i due e’ l’accortezza nel parlare al telefono e nel non riferire mai nomi delle persone cui fanno riferimento se non rare volte e qualora cio’ sia assolutamente necessario ma anche in questo caso facendo ricorso ad appellativi tentano di eludere eventuali “indesiderati ascoltatori”; cio’ che stride, evidentemente, e che non si capisce assolutamente l’esigenza – di due soggetti pubblici – che peraltro per le funzioni cui sono incaricati non avrebbero alcun motivo di interagire professionalmente tra loro ma, come si vedra’, invece, i due lavorano in sinergia – di fare ricorso ad una terminologia cosi’ criptica, che evidenzia un’accortezza atipica in tali interlocutori pubblici nel voler celare il vero contenuto delle conversazioni, modus operandi, di contro, molto diffuso tra criminali e personaggi avvezzi a delinquere”. Ma la prudenza non basta a disorientare gli inquirenti: “L’importanza delle loro conversazioni, al di la’ della terminologia criptica e’ data anche dal contenuto che gli stessi affrontano, di seguito sono riportate alcune conversazioni che avallano quanto poc’anzi riportato”. Infatti i firmatari dell’informativa alla fine non hanno dubbi: “Il soggetto a cui entrambi accennano in modo generico appellandolo “il capo” altri non potrebbe essere se non l’ex Premier Renzi; a questo punto occorre fare una precisazione in seno a quelle che sono le evidenze intercettive che determinano, in modo significativo, la piena comprensione delle dinamiche che hanno mosso alcune nomine Governative e che, per quanto riguardano la presente informativa, determinano in modo significativo l’estensione della responsabilita’ a carico di costoro di quanto finora di penalmente si e’ rilevato; infatti dalle intercettazioni ambientali tra Romeo e Russo e’ emerso che il Marroni, all’indomani del suo avvicendamento all’Asl di Firenze, si e’ piu’ volte recato dal Tiziano Renzi per chiedere la sua intercessione col figlio affinche’ gli venisse affidato un nuovo incarico”. Va anche detto che gli investigatori danno atto che manca la prova di un rapporto diretto tra il premier e i due: “Il Marroni, tuttavia, non ha un’interlocuzione diretta con il Renzi Matteo, sebbene il tema del risparmio pubblico attraverso la Consip sia molto caro a tutta l’opinione pubblica ma dalle conversazioni sopra riportate si comprende in modo chiaro come il suo referente sia proprio il Vannoni e che quest’ultimo, invece, oltre ad avere un’interlocuzione diretta con il Premier faccia anche da “portavoce” e da collettore tra le istanze e del Marroni ed il Renzi Matteo. Tutto cio’, ovviamente, non puo’ prescindere dalla circostanza che il faccendiere Russo Carlo sia legatissimo alla famiglia Renzi – avendo, tra l’altro una societa’ con il Tiziano e la “Lalla” Renzi, avendo fatto battezzare il proprio figlio dal padre dell’ex Premier ed incontrandolo con una certa frequenza in Toscana – sia in contatto con il MarroniI e che proprio con quest’ultimo si doveva incontrare mercoledi’ 19.10.2016 (appuntamento posticipato al 02.11.2016)”. Tuttavia se manca un elemento che autorizzi a ritenere esistente un rapporto diretto con Matteo Renzi, copiosi sono, invece, i riscontri rispetto alla triangolazione Romeo-Bocchino, Russo e la piu’ stretta cerchia di collaboratori del premier. Sul punto gli inquirenti, infatti, scrivono: “Orbene, dalla presente informativa emerge in modo chiaro che lo stesso Russo e’ in rapporti con piu’ esponenti del Governo, si e’ sentito con la Boschi, con il Bonifazi, con il Lotti, ovvero con i principali uomini e donne di fiducia dell’ex Premier e che con loro interloquisce per quanto attiene questioni molto delicate tra cui quella dell’acquisizione del quotidiano l’Unita’ da parte del Romeo che, come si e’ visto, fa ricorso in modo sistematico e senza scrupoli alla corruzione di tutti i funzionari pubblici che in qualche modo possano avvantaggiarlo ovvero danneggiarlo”. A conferma di cio’, nell’informativa viene ricostruita l’intesa che l’imprenditore Russo raggiunge con Alfredo Romeo: “Anche la questione dell’accordo quadro di cui ne hanno dibattuto il Russo ed il Romeo e’ un altro elemento che porta a ritenere che piuttosto che un “traffico illecito di influenze”, ci si trovi di fronte ad una precisa strategia che coinvolge una moltitudine di soggetti pubblici che, a fronte della maggior disponibilita’ a favorire il Romeo nell’assegnazione di commesse pubbliche milionarie, ricevono in cambio danaro”.


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