Diffamazione a Tiziana Cantone: attesa per la decisione del gip

E’ attesa nelle prossime ore o al massimo nella giornata di domani la decisione del Gip di Napoli Tommaso Perrella sull’istanza di archiviazione avanzata dalla Procura di Napoli nel procedimento per diffamazione avviato a fine 2015 da Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano di Napoli suicidatasi nel settembre scorso dopo la diffusione on-line di video hot che la ritraevano. Nell’indagine sono indagate sei persone, in particolare i cinque ragazzi cui la Cantone invio’ i video poi divenuti virali e il padre di un giovane cui era intestata l’utenza telefonica alla quale arrivarono le immagini. Nell’udienza tenutasi oggi, Giuseppe Marazzita, avvocato penalista di Teresa Giglio (la madre di Tiziana), ha ribadito la richiesta che il Gip respinga l’istanza e che si facciano ulteriori indagini. La Procura aveva chiesto l’archiviazione perche’ non era emersa la prova che fossero stati i cinque ragazzi, cui Tiziana aveva inviato i video in un gruppo su WhatsApp, a divulgare sul web quelle immagini divenute un incubo per la 31enne, tanto da costringerla a farla finita; l’ufficio inquirente ha poi aperto un fascicolo per calunnia a carico dell’ex fidanzato di Tiziana, Sergio Di Paolo, ritenendo che fosse stato lui a convincere la ragazza a querelare i cinque e a indicarli come i responsabili della diffusione on-line dei video incriminati.

 A indirizzare la Procura verso la richiesta di archiviazione – a presentarla nel novembre 2016 furono il procuratore aggiunto di Napoli, Fausto Zuccarelli, e l’allora sostituto Alessandro Milita, oggi procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere – anche il comportamento ondivago tenuto nel corso del tempo da Tiziana, che ha piu’ volte cambiato versione: prima infatti denuncio’ lo smarrimento del telefonino che conteneva i filmati, quindi ritratto’ la denuncia di smarrimento, ammettendo di avere inviato lei stessa i video ad alcuni amici conosciuti in rete, di cui fece i nomi indicandoli come responsabili della divulgazione sul web. Infine, temendo forse un’incriminazione per calunnia, ritiro’ la querela nei confronti degli indagati spiegando al pm di non essere certa che fossero loro gli autori della diffusione. L’avvocato di Teresa Giglio non concorda pero’ con la ricostruzione della Procura. “E’ vero che Tiziana cambio’ versione – spiega Marazzita – ma la Procura avrebbe dovuto fare delle attivita’ investigative mai realizzate, con lo scopo di capire chi avesse effettivamente divulgato quei video che Tiziana aveva inviato agli indagati. Per esempio avrebbe potuto fare indagini sulle pagine facebook che poi riportavano ai siti porno dove erano materialmente pubblicati i video. In ogni caso siamo pronti ad effettuare indagini difensive su questo aspetto”, conclude Marazzita. Sulla vicenda e’ in corso un’altra inchiesta, al momento senza indagati, condotta dalla procura di Napoli Nord, per l’ipotesi di istigazione al suicidio. Un’indagine complessa che potrebbe presto far registrare importanti novita’: l’ufficio guidato da Francesco Greco sta infatti valutando il materiale probatorio raccolto in questi mesi di indagini, tra cui i messaggi estrapolati dall’iPhone di Tiziana, e solo al termine di questa fase di analisi, la Procura decidera’ se procedere contro qualcuno o chiedere l’archiviazione. “Tutto quello che potevamo fare come attivita’ di indagine – spiega Greco – l’abbiamo fatto”. 


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