Ercolano. Torna in aula il boss Pietro Papale per l’omicidio di Giorgio Battaglia, ucciso da un commando armato in piazza Pugliano nel 2009. Il reggente della cosca dei “siciliani” era stato assolto in primo grado ma la Dda ha presentato ricorso e ora si aspetta che sia fissata la data del processo di secondo grado. Pietro Papale, difeso dall’avvocato Dario Vannitiello, è in carcere perché condannato per altri reati, deve risponde re di omicidio premeditato e aggravato dal metodo mafioso. Per l’omicidio di Giorgio Battaglia sono stati già condannati , il killer pentito Ciro Gaudino, e all’ergastolo il boss Natale Dantese reggente della cosca Ascione-Papale ritenuto uno dei mandanti.
Quello di Giorgio Battaglia, uomo dei Birra-Iacomino, massacrato a piazza Pugliano nel 2009 che era in pratica una risposta all’omicidio di Salvatore Oliviero, uomo degli Ascione -Papale, avvenuto nel 2001 dinanzi al “King Bar” di via Panoramica di Ercolano e del quale lo stesso Battaglia era stato esecutore materiale. Una vendetta attesa e consumata dopo 5 anni. Fine pena mai per entrambi. E’ stato uno dei tanti pentit0 ercolanesi, Ciro Gaudino, a raccontare agli investigatori tutti i dettagli dell’omicidio Battaglia.
“Ricordo che l’omicidio venne commesso di domenica e io ebbi l’incarico di uccidere il Battaglia solo il venerdì sera precedente. Ricordo che quel venerdì io rientrai ad Ercolano da Città della Pieve, dove a quell’epoca lavoravo come carpentiere. Quando entrammo in piazza Pugliano io avvistai il Battaglia e, da qualche decina di metri di distanza, alzandomi sui pedali del motociclo, cominciai a far fuoco contro di lui. Ricordo che sparai, in prima battuta, tre colpi, uno dei quali, se non erro, lo attinse al tronco perché io notai che i suoi indumenti si intrisero di sangue in quella zona. Battaglia, sebbene colpito, si sbilanciò all’indietro ma poi riacquistò l’equilibrio e tentò di sottrarsi al fuoco che io, intanto stavo continuando a fare verso di lui. Per fare ciò, saltando, fece il giro intorno ad un “Fiorino” bianco poi, tentando di saltare una catena, vi inciampò e cadde. Io, però, avevo già del tutto scaricato il caricatore della pistola che stavo usando, che disponeva di ben 15 colpi. Passammo col ciclomotore vicino al Battaglia, che ormai era stramazzato al suolo. Io dissi a chi era alla guida: “accelera, che tanto è morto”.