Scafati. Intimidiscono le vittime e cercano di strappare dichiarazioni accomodanti dai testimoni: tornano in carcere, Giovanni e Giuseppe Fusco, accusati – a vario titolo – di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e minacce, e arrestati il 14 luglio del 2016. Gli uomini della Dia di Salerno, coordinati dal colonnello Giulio Pini, hanno eseguito un provvedimento di aggravamento della misura nei confronti di Giovanni Fusco, alias ‘o cangiano, e del figlio Giuseppe, ritenuti fiancheggiatori del clan Loreto-Ridosso, per aver tentato di subornare i testimoni e le vittime di estorsione, oltre che per le reiterate e documentate violazioni degli obblighi domiciliari. I due – titolari di una rivendita di auto nel quartiere Mariconda, erano stati arrestati a luglio del 2016 nell’ambito delle indagini dell’operazione Sarasta. “Il terreno ce lo dovete dare perché Peppe Fusco lo vuole per forza”. Avevano tentato di estorcere un terreno a due fratelli, noti imprenditori ortofrutticoli, situato al confine tra il deposito della vittima e la loro abitazione. Continue minacce per costringere i proprietari a cedere quel terreno valutato poche migliaia di euro che questi avevano deciso di cedere agli imprenditori piuttosto che ai Fusco, vicini di casa. Un diritto di ‘prelazione’ che i Fusco e in particolare Giovanni ‘o cangiano, tentarono di ottenere con la forza dell’intimidazione.
Dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, secondo le indagini della Dia, i due – padre e figlio – avrebbero tentato di strappare dichiarazioni accomodanti dalle vittime e dai testimoni, oltre ad aver violato più volte gli obblighi. Oggi sono tornati in carcere per un aggravamento della misura. Nell’ambito della stessa indagine sono indagati anche due presunti fiancheggiatori, Raffaele Esposito e Alessandro Maddaloni per i quali il giudice non ritenne opportuno convalidare il fermo, mentre è indagato anche un altro vicino, Emilio Donnarumma, destinatario a luglio di una perquisizione.
Rosaria Federico