“Dopo l’omicidio non sono piu’ andato in palestra perche’ mia mamma, dopo aver saputo che era avvenuta quella vicenda atroce, mi ha detto di non andarci. Mi sono messo nei suoi panni e ho cambiato palestra”. Lo ha detto Giosue’ Ruotolo, unico imputato del duplice omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, uccisi nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015, rispondendo in udienza, davanti alla Corte di Assise di Udine, alle domande del pm Pier Umberto Vallerin. L’udienza, la 23esima del processo che si sta celebrando nel capoluogo friulano, e’ interamente dedicata all’esame dell’imputato, cominciato il 31 marzo. L’esame e’ ripreso con l’interrogatorio del pm che ha chiesto a Ruotolo ulteriori chiarimenti sulla genesi dei messaggi Facebook inviati dal profilo Anonimo Anonimo a Teresa Costanza, spediti tra il 26 giugno e meta’ luglio. “L’idea – ha detto Ruotolo – era partita da Romano e Renna, poco dopo il trasferimento di Trifone. Li trovai che parlavano e dicevano di contattare Teresa per informarla dei tradimenti di Trifone per tutto quello che aveva fatto in casa. Le risposte da dare a Teresa le decidevamo insieme e poi io scrivevo. Di solito erano presenti Renna e Romano, mi ricordo che lui fosse quasi sempre presente”. E quando il pm gli ha ribadito che Romano era in licenza dal 30 giugno al 3 agosto, ha risposto “allora evidentemente c’era Renna”.
“Quando siamo andati sul posto, i commilitoni dicevano lo prenderanno subito, allora non ho detto a nessuno che ero stato li’ perche’ non avevo visto nulla”. Lo ha detto Giosue’ Ruotolo spiegando il motivo per cui inizialmente non disse a nessuno di essere uscito di casa quel tardo pomeriggio per andare in palestra e di essersi fermato nel parcheggio del palazzetto dello sport dove vennero uccisi Teresa Costanza e Trifone Ragone. Non lo disse ne’ ai coinquilini con cui si reco’ nel parcheggio quando la sera si diffuse la notizia del ritrovamento dei corpi senza vita della coppia. E non lo disse inizialmente neppure agli inquirenti. “Si sapeva solo di due persone morte in un auto. Non so perche’ i commilitoni dicessero cosi'”, ha risposto quando il pm Vallerin ha obiettato che fino a mezzogiorno del giorno dopo non si era parlato di omicidio. “Non ho ritenuto di dire nulla, sbagliando soprattutto a voi, perche’ non avevo visto nulla”, ha ribadito.