Giornalismo: è morto Ottone

Piero Ottone, scomparso all’età di 92 anni, ha sempre pensato e ha sempre detto che la giusta posizione del giornalista di fronte a quel che accade intorno a lui e nel mondo è quella dello spettatore, in omaggio al mestiere imparziale ammirato da sempre nella stampa anglosassone e un po’ anche in quella francese di “Le Monde”. Nato a Genova nel ’24 comincia presto a frequentare i giornali, prima “Il Corriere Ligure” poi, nel ’45, “La Gazzetta del Popolo” diretta da Massimo Caputo.

 

Nel ’68 diventa direttore del “Secolo XIX” di Genova e quattro anni dopo Giulia Maria Crespi lo invita a dirigere il “Corriere” che ha bisogno di essere in maggiore sintonia con la borghesia lombarda progressista.

Ottone, ricordò una volta Scalfari, era stato scelto anche perché aveva capito che i comunisti non avevano la coda, o almeno non l’avevano più. Comunque Ottone subentrò a Spadolini che trovava simpatico come persona ma pessimo come direttore: perennemente impegnato in telefonate con i politici faceva aspettare i redattori fuori dalla porta, mentre una luce rossa segnalava che non si poteva entrare. Una volta Buzzati si portò una sedia per non aspettare in piedi. Ottone raccontava questi aneddoti schivando quelli che lo riguardavano più da vicino. Di me, amava dire, si ricorderà soltanto che ho fatto scrivere Pasolini in prima pagina e che ho licenziato Montanelli.
In realtà doveva a Gaspare Barbiellini Amidei l’acquisto di Pasolini come collaboratore e ricordò sempre di non aver neanche voluto leggere il primo articolo, lasciando appunto che Barbiellini, di cui si fidava assolutamente, lo mandasse in tipografia. Con lo scrittore ebbe in realtà pochissimi contatti diretti: una volta gli telefonò per dirgli che preferiva non pubblicare un articolo che poteva dar luogo a problemi legali e Pasolini lo ritirò tranquillamente.

Il caso Montanelli fu in qualche modo più spinoso, perché si trattava di un giornalista principe del “Corriere” che non sopportando il nuovo corso si preparava a fondare un nuovo quotidiano, “Il Giornale”. Non è vero che se ne andò sbattendo la porta: Ottone lo licenziò in tronco nell’ottobre del ’73 e non fu una vicenda indolore perché alcune firme seguirono poi Montanelli in quella che fu una vera secessione.

 


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