Cinquantatré milioni di euro sono una cifra molto importante, troppo importante per non coinvolgere i clan. Nessuno può operare senza l’autorizzazione della camorra. Le forze dell’ordine ritengono allora che dietro la produzione di denaro falso ci siano due cosche: gli scissionisti di Secondigliano e i Polverino di Marano. Come nel film di Totò “La banda degli onesti”, ci sono batterie che riproducono soldi taroccati. Dalle indagini sull’ultima inchiesta sui falsari denominata “Napoli Group”. La provincia di Napoli è considerata l’area in cui si falsificano le migliori banconote al mondo. Il 50% del denaro contraffatto che circola in Europa arriva, infatti, da Giugliano, Afragola, Marano, Quarto e Pozzuoli, con l’aggiunta di Aversa nel casertano.
Il dato è messo in risalto da un’inchiesta del Corriere della Sera che si basa sulle indagini messe a segno dalla Guardia di Finanza. Ma a sorprendere non è solo la mole di banconote false prodotte in Campania ma soprattutto l’arte, l’abilità, l’ingegno e la perfezione con cui i falsari napoletani riescono a trasformare un normale pezzo di carta in una banconota che solo un occhio esperto o un macchinario può riconoscere come falsa. Quella partenopea, sarebbe, dunque, una vera e propria “università” del falso in cui malavitosi di tutto il continente “studiano” per apprendere l’antico mestiere del falsario. Grande professionalità e macchinari di alto livello per un illegale giro d’affari di enorme proporzioni per apprendere l’antico mestiere del falsario. A descrivere il fenomeno è Gerardo Marinelli, comandante del nucleo anti sofisticazione monetaria della Guardia di finanza di Napoli. Grande professionalità e macchinari di alto livello per un illegale giro d’affari di enorme portata. A dimostrare che i volumi di produzione sono molto elevati ci sono i dati inoppugnabili relativi alla mole di sequestri di denaro contraffatto: 5,5 milioni di banconote sequestrate dal 2002 al 2011 per un valore di oltre 400 milioni di euro. Si tratta di denaro contraffatto in modo eccellente, tanto che per riconoscerle è necessaria la strumentazione in uso al- la banca d’Italia. Le banconote maggiormente falsificate sono i tagli da 20 e 50 euro, che hanno una maggiore circolazione e sono quelle a cui si presta meno attenzione.
Un nucleo che dal giuglianese-aversano dirama i propri raggi in Austria e in Germania, in Finlandia e in Colombia. Un gruppo di specialisti ciascuno con un ruolo professionale preciso, dalla fornitura della carta foil oleografico, alla modifica delle lastre che producono un fiume di soldi falsi. Milioni di euro sono stati messi in circolazione dalla “banda degli onesti” titolare della zecca disonesta dalla quale attingono clienti provenienti da mezza Europa. Prodotto di qualità, frutto di operazione di falsificazione scientifica e curata nei minimi dettagli. Le stamperie finora sequestrate erano disseminate nella striscia di terra che tiene un piede nella provincia napoletana e uno in quella casertana. Patria storica dei falsari.
Sono ventisette i componenti della banda individuati dalla guardia di finanza che ha lavorato sotto la guida della procura di Napoli Nord, ma il gip ne ha fatti arrestare diciassette. Altri due sono all’obbligo di dimora. Il capobanda è un quarantenne di Carinaro, un ex tipografo, e non è un caso. Quelle che vengono coniate dalla banda degli onesti sono banconote false difficilmente riconoscibili per fattura pregiata e cura dei dettagli. Proprio perché della gang fanno parte figure professionali del settore. Tagli da dieci, venti, cinquanta e cento euro. Vendute dai cinquanta centesimi ai due euro l’una, in base al valore. O stoccate perché “venute male”.
Il capo dunque è Mario Torromacco e immediatamente dopo di lui, nella gerarchia della banda, vengono Giuseppe Puzone e il figlio, Mario: sono i grossisti, quelli che piazzano al dettaglio un mare di banconote sonanti e false. Fondamentale per la eccellente riuscita della produzione di soldi è anche il ruolo svolto da Giuseppina e Mirko Esposito: è loro la carta più vicina a quella del Conio, carta che passa poi per la stampa off-set degli ologrammi, prima, per la punzonatura, poi. È quest’ultima operazione a tradire l’autenticità delle banconote degli “onesti”: sotto la loro pressa la carta ottiene la rugosità sul fronte, ma la subisce per reazione anche sul retro. È una delle poche differenze con il denaro stampato dalla Banca d’Italia che invece sul retro resta liscia.
La banda degli onesti smerciava blocchetti da mille a tremila banconote per volta. Un business dalle cifre da capogiro. Collegati allo storico “Napoli group” che include undici organizzazioni campane, ognuna con una sua specializzazione. Il gruppo si serviva anche del Deep Web, motore di ricerca on line usato per vendere droga, armi e quant’altro di illegale circoli sul mercato illecito in rete. La finanza è risalita alla testa dell’organizzazione studiando i numeri seriali delle banconote rintracciate nel corso delle indagini che hanno portato al sequestro di tre stamperie tra Vitulazio, Casavatore e Frattaminore.
GLI ARRESTATI
ARENA FILIPPO MILANO 16/9/1976
BUONOMO LUIGI NAPOLI 17/03/1973
DE ROSA VINCENZO NAPOLI 29/09/1974
ELEFANTE GIOVANNI BATTISTA SANT’ANTONIO ABATE 6/8/1956
ESPOSITO ANTONIO NAPOLI 31/01/1991
ESPOSITO GIUSEPPINA TORREANNUNZIATA 24/7/1959
ESPOSITO MIRKO TORRE DEL GRECO 28/5/1985
GAETE MICHELE CASTELLAMARE DI STABIA 17/12/1989
IAVARONE BALBO SANT’ANTIMO 26/6/1953
LOMBARDI EMANUELE NAPOLI 22/2/1991
LOMBARDI SALVATORE NAPOLI 19/5/1979
LUGUBRE CARMINE CESA 23/6/1974
LO GUZZO ANNA CASORIA 15/11/1975
LUISO ROBERTO POLLENATROCCHIA(NA) 23/4/1990
MAZZOCCHI ESPEDITO NAPOLI 25/9/1976
MONTANINO GIOVANNI CASORIA 3/1/1974
ORABONA ASSUNTA MUGNANO DI NAPOLI 15/4/1996
PAGLIUCA PAOLO CASERTA 16/3/1990
PAROLISI SALVATORE FRATTAMINORE 30/4/1960
PAROLISI VINCENZO AVERSA 10/1/1989
PISCITELLI CIRO NAPOLI 26/10/1956
PUZONE GIUSEPPE CASAVATORE 2/5/1966
PUZONE MAURO NAPOLI 26/8/1990
RUSSO ALESSANDRO NAPOLI 30/1/1988
TAMMARO SALVATORE NAPOLI 8/4/1987
TORROMACCO MARIO NAPOLI 4/4/1975
TORROMACCO ANGELO AVERSA 13/11/198