Roma. L’Icaro dell’inchiesta Consip: così il capitano Gianpaolo Scafarto ‘bruciato’ dai pm romani con un’accusa di falso per l’informativa che coinvolge Tiziano Renzi e i servizi segreti. Eppure, Scafarto è giudicato un ufficiale di punta del Reparto operativo del Noe, un ‘segugio’ che ha seguito le orme del colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che catturò Toto’ Riina, passato in breve tempo dalle indagini tipiche di una piccola realtà – quella di Scafati, nel salernitano – alle grandi inchieste su appalti e politica. Il capitano Gianpaolo Scafarto, 44 anni, di Castellammare di Stabia, è il carabiniere finito nella bufera perchè sospettato di aver falsificato le carte dell’inchiesta Consip ‘forzando’ le accuse nei confronti della famiglia Renzi. Nel periodo in cui De Caprio è stato vicecomandante del Noe, questo gruppo specializzato dell’Arma si è occupato di una gran quantità di inchieste – soprattutto su delega del pm napoletano Henry John Woodcock – che in realtà con reati ambientali avevano poco a che fare. L’elenco è lunghissimo: dalle indagini sui conti del tesoriere della Lega Francesco Belsito a quelle sulle presunte mazzette milionarie pagate da Finmeccanica; dalla vicenda P4, con numerosi arresti eccellenti per traffico di informazioni segrete, alle rivelazioni di Gotti Tedeschi su Ior e dintorni; dalle indagini sul tesoro di Massimo Ciancimino all’inchiesta che, partendo dal business della metanizzazione dell’isola d’Ischia, ha travolto il colosso delle cooperative Cpl Concordia. A molte di queste indagini ha lavorato proprio Scafarto, definito da diversi colleghi come un investigatore bravo e tenace. In un’informativa del Noe riguardante proprio quest’ultima indagine sulla Cpl Concordia è contenuta anche la famosa intercettazione della telefonata tra Matteo Renzi (non ancora presidente del Consiglio) e il generale della Gdf Michele Adinolfi, nella quale il primo esprime severi giudizi (“è un incapace”) sul conto del presidente del Consiglio Enrico Letta al quale presto subentrerà . In diverse di queste inchieste, specie le più recenti, della squadra di Ultimo faceva parte anche il capitano Scafarto, arrivato al Noe dopo aver comandato la tenenza di Scafati e poi il Nucleo operativo radiomobile di Nocera Inferiore. Nell’agosto 2015, infatti, a Ultimo vennero revocati i compiti operativi di vicecomandante del Noe nell’ambito di una riorganizzazione complessiva dei vari reparti speciali dell’Arma: una decisione che da alcuni venne interpretata come una sorta di defenestrazione legata proprio al fatto che, con le sue inchieste, De Caprio aveva dato fastidio ai cosiddetti ‘poteri forti’. Successivamente (poco più di un anno fa) il colonnello è transitato ai servizi segreti, ma il Noe ha continuato ad occuparsi di inchieste delicate, proprio come quella sulla Consip, nata a Napoli e trasferita nella parte riguardante il padre dell’ex premier Renzi a Roma. E mentre Woodcock e gli altri pm napoletani hanno continuato a utilizzare i carabinieri del Noe, la procura di Roma ha tolto loro la delega, per una fuga di notizie riservate finite sui giornali. Poi, lo sviluppo clamoroso riguardante il capitano Scafarto, indagato per falso dalla Procura di Roma, e di fatto neutralizzato nell’inchiesta su Consip dalla magistratura con la quale aveva collaborato.
Un’inchiesta che ha creato fin da subito molte fibrillazioni, sia all’interno dell’Arma con l’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici dei carabinieri, il Generale Tullio Del Sette comandante generale, indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio, insieme al generale Emanuele Saltalamacchia, ex comandante regionale della Toscana, sia nella politica, con l’iscrizione del Ministro Luca Lotti e di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. A dare un’accelerata all’inchiesta erano stati i pm napoletani, poi l’inchiesta è passata alla procura di Roma per l’arresto di Alfredo Romeo. E proprio nel passaggio di consegne tra Napoli e Roma qualche fibrillazione all’interno delle Procure sembra esserci stata, tant’è che si vociferò di frizioni tra i due uffici per la gestione dell’inchiesta. Poi, il colpo di scena e le accuse.Â