– Gli obiettivi fissati dal piano di realizzazione dei sistemi di trasporto rapido di massa e tramvie veloci nelle aree urbane (legge 211 del ’92) hanno avuto solo “una parziale attuazione” e gli interventi a favore degli enti locali “sono meno della meta’ di quelli originariamente previsti”. Lo afferma la Corte dei Conti al termine di un’indagine sul servizio del trasporto locale. Venti interventi sono stati “definanziati, prevalentemente per carenza progettuale o per la difficile sostenibilita’ della compartecipazione finanziaria degli enti locali proponenti”. La magistratura contabile stigmatizza come “le varianti per le opere a favore dei comuni hanno inciso per oltre il 27 per cento sui costi originariamente approvati, con incrementi elevati per la metro C di Roma e la metropolitana di Napoli”. Per quanto concerne gli interventi a favore delle ferrovie in regime di gestione commissariale governativa, la Corte dei Conti osserva che “la continua rimodulazione temporale e quantitativa delle risorse (…) e’ stata ulteriormente aggravata dal passaggio di funzioni alle regioni a seguito della riforma del titolo V della Costituzione nel 2001”. La prosecuzione di tali opere rischia inoltre “di essere compromessa dall’avvenuto pignoramento (per una causa civile estranea all’attivita’ della direzione generale competente) delle risorse disponibili presso la Banca d’Italia e destinate per tali finalita’ alle Regioni”. A parere della Corte “deve essere valorizzata l’attivita’ di monitoraggio svolta dal Ministero delle infrastrutture su tutti gli interventi”. Un ulteriore punto critico e’ “il ritardo nei pagamenti” che ha determinato, quale corrispettivo per somme inutilizzate rese disponibili dagli istituti finanziari, “la corresponsione di interessi, che, nei confronti della sola Cassa depositi e prestiti, ammontano a circa 436 milioni di euro su un importo di mutui pari a 3,3 miliardi”. Nell’istruttoria e’ stata inoltre verificata, pur a fronte di una diminuzione delle rate e del valore attuale delle passivita’ totali, l’onerosita’ dell’operazione di rinegoziazione di mutui stipulati con la CdP (299 milioni di euro).