Angri. Sarà la sentenza del giorno dopo, solo che da quel maledetto giorno saranno passati sei anni. Sei anni dalla morte di Maria Rosaria Ferraioli e dei suoi gemellini, morti il 25 aprile del 2011 all’ospedale Mauro Scarlato di Scafati. Una strage familiare. Un caso emblematico di errori professionali, di malasanità così come ha ipotizzato la Procura di Nocera Inferiore. Un’ipotesi che dovrà essere valutata, il 26 aprile, dal giudice monocratico Raffaella Caccavale che a distanza di un anno dall’inizio del processo dovrà stabilirà se esistono responsabilità da parte dei cinque imputati accusati a vario titolo di omicidio colposo, procurato aborto e falso in cartella clinica. “Domani è l’anniversario della morte di Mari Rosaria – dice Gerardo Ferraioli, il papà della giovane donna morta sei anni fa – e dopodomani il giudice dovrebbe chiudere e emettere la sentenza. Noi vogliamo solo la verità e se esistono responsabilità chiediamo che sia fatta giustizia. Perchè Maria Rosaria non la riavremo più, i nostri nipotini non li abbiamo mai potuti abbracciare, e nulla potrà far ritornare tutto questo, ma vogliamo che i giudici ci restituiscano la verità su quanto è accaduto quella notte e la giustizia faccia il suo corso. Lo dobbiamo anche a loro che non ci sono più”. Sei anni per avere un primo grado di giudizio per i coniugi Ferraioli che si sono battuti contro i ritardi, il timore della prescrizione, un processo che non partiva mai. E oggi, così come accadde sei anni fa quando decisero di affidarsi alla magistratura per spiegare una morte inspiegabile, si riaffidano alla giustizia terrena, come un’ancora.
In questo anno di udienze si sono susseguiti davanti al giudice monocratico Raffaella Caccavale numerosi testimoni, periti medico-legali, sono stati analizzati i comportamenti professionali di cinque medici a partire da Michele Mastrocinque, il ginecologo di fiducia di Maria Rosaria Ferraioli, e poi gli anestesisti Michele Piscopo di Angri e Raffaele Molaro di Somma Vesuviana, e il chirurgo Attilio Sebastiano di Salerno e il ginecologo Vincenzo Centore di Angri. Una battaglia a suon di perizie medico-legali per stabilire chi potrebbe aver sbagliato nel curare quella ragazza, arrivata all’ospedale di Scafati, con un ascesso ad una gamba e morta durante la notte senza che potessero essere salvati i due gemellini che aveva in grembo. Una battaglia, quella dei genitori della donna e del giovane compagno, Luigi De Martino, hanno condotto per sei anni affiancati dagli avvocati Gianluigi Di Ruocco e Gianpaolo Salvato.
Manca poco, poi la verità giudiziaria sarà scritta. E Gerardo Ferraioli con la moglie Luigia potranno finalmente avere un po’ di pace di verità. La ragazza fu ricoverata all’ospedale di Scafati, la sera del 24 aprile del 2011, per un accesso ad una gamba, curato dal suo ginecologo con una pomata applicata nei giorni precedenti. La donna fu ricoverata e le furono praticate le prime cure, ma l’infezione era ormai diffusa.
Si sentì male, cercarono di rianimarla e quando decisero di praticarle un cesareo d’urgenza, per far nascere i bimbi che portava in grembo, non c’era già nulla da fare. Maria Rosaria morì insieme ai bambini, per ‘negligenza e imperizia’ dice la Procura.
Rosaria Federico
