Napoli, rivendeva il cibo destinato ai poveri: indagati il parroco di Miano ed altri 12

Carlo De Angelis, parroco della chiesa San Francesco Caracciolo di Miano e di­rettore dell’associazione per tossicodipendenti “la Sorgente” è indagato dalla Procura di Napoli insieme con altre 12 persone per appropriazione indebita, favoreggiamento, furto, frode processuale e procurata evasione. Il pm Raffaele Tufano ha firmato la chiusura delle ‘indagini e presto ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio. Una vicenda delicata e che si abbatte come un macigno su uno dei preti di frontiera molto amato dei cittadini di Miano e dei quartieri a Nord di Napoli per aver salvato dalla droga parecchi giovani tossicodipenenti. Eppure le accuse nei suoi confronti sono pesantissime. La Procura di Napoli, che ha scoltato decine di testimoni e ha nelle mani centinaia di pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche ipotizza un giro di illegalità commesso all’interno della comunità dal parroco e dai suoi collaboratori. Tra gli indagati, come anticipato da Il Corriere del Mezzogiorno, c’è anche il medico dell’Asl Napoli 1 Centro, Vittorio Valletta, che secondo l’accusa avrebbe prodotto, in un caso, un certificato me­dico che ha consentito a due pregiudicati di lasciare la comunità di recupero per tossicodipendenti, pur sapendo che non avevano le patologie che venivano certificate, e in un altro caso, redatto un certificato con una data falsa per un pregiudicato della comunità: l’accusa è falsità materiale. L’inchiesta parte del 15 luglio del 2013 quando alla comunità “La Sorgente” e alla par­rocchia San Francesco Caracciolo, gestita da padre Carlo De Angelis, arrivano 200 chilogrammi di formaggio della Croce Rossa italiana. ma quel formaggio (100 chili di grana padano e 104 di provolone dolce) invece di essere distribuito ai poveri del quartiere sarebbe stato ceduto ceduto ad uomo, Pa­squale Sansone, indagato per ricettazione, in concorso con Anna Maria Nastasa, collaboratrice del parroco e coordinatrice dell’associazione. Il parroco e la sua collaboratrice tra aprile e luglio del 2014 avrebbero commesso anche il reato di falsità materiale e frode processuale, perché avrebbero contraffatto un certificato di analisi di un tossicodipendente cambiando il nome del documento, con quello di un pregiudicato detenuto ad Aosta che voleva lasciare il carcere per ottenere i domiciliari nella comunità di re­cupero. In cambio, sostiene la Procura, sareb­bero stati pagati per il “piacere” 2mila euro. Ma il reato più grave contestato dalla Procura a pa­dre Carlo De Angelis, che è innocente come tut­ti fino a prova contraria, è di procurata evasio­ne. In particolare sarebbe accaduto cinque vol­te. Secondo i pubblici ministeri avrebbe in al­cuni casi accompagnato lui stesso un pregiudicato a Portici, tale Vincenzo Nappello (esponente di spicco del clan Lo Russo di Miano ndr) (indagato per evasione) e in un’altra occasione avrebbe trasmesso ai carabinieri un certificato falso, redatto dal medico compiacente, per Ciro Talotti. Infine il reato di furto aggravato. Per i magistrati napoletani padre Carlo De Angelis avrebbe, in concorso con la coordinatrice Ana Maria e con il collaboratore Giuseppe Catena, contattato un tecnico che avrebbe sia mano­ messo i contatori Enel e poi disattivato e riatti­vato, diverse volte, ad ignari contribuenti, con­ tratti di fornitura elettrica così da non pagare le utenze. Questo sarebbe stato accertato in alme­no tre casi: dall’11 maggio del 2013 fino a 16 lu­glio del 2014.

 

 

 

 


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