Napoli, uccise e gettò in mare il ragazzo che insidiò le figlie: torna a casa il ras di Forcella, Giuseppe Roberti “capavacanta”

La condanna era diventata definitiva. Così Giuseppe Roberti detto “capavacanta” era finito in carcere. La polizia penitenziaria lo aveva arrestato in esecuzione di ordine di custodia cautelare per una sentenza diventata definitiva. Avrebbe dovuto scontare circa dieci anni di carcere ma quello che preoccupava i suoi familiari era il suo stato di salute in quanto gravemente malato. Ma da pochi giorni Roberti, grazie ad una istanza degli avvocati Gennaro Pecoraro e Andrea Imperato, è tornato nuovamente a casa. Scarcerato per le sue condizioni di salute, definite dal giudice, precarie e sicuramente incompatibili con la detenzione in carcere.
La sentenza di appello era stata pronunciata nel marzo del 2013 quando la Corte d’Assise d’Appello aveva cancellato l’ergastolo con una condanna a 24 anni di reclusione. Fu scagionato invece il figlio Salvatore che in primo grado era stato invece ritenuto colpevole e condannato a 24 anni. Si chiuse così il processo di secondo grado per l’omicidio di Nicola Gatti, colpevole di aver insidiato Gemma e Milena, figlie di Roberti senior, mentre si trovavano ad Ischia nell’agosto del 1993. Ci sono voluti quasi venti anni di indagini per arrivare ad un colpevole. Quella della Corte di sicuro non è stata una decisione semplice anche perché la Camera di Consiglio è durata oltre cinque ore ma sarà interessante leggere le motivazioni della sentenza in quanto se da una parte si riconosce la colpevolezza di Roberti padre, dall’altra si assolve il figlio. Ma i pentiti, che sono stati ritenuti credibili per Roberti senior, e non credibili per Roberti jr, hanno sempre e in maniera unanime riferito che i due stavano insieme e che il padre si sarebbe servito del figlio per ammazzare Nicola Gatti. Questo omicidio è stato ricostruito grazie all’apporto di numerosi collaboratori di giustizia e proprio sull’attendibilità delle loro dichiarazioni si è basato tutto quanto il processo. Secondo la ricostruzione di alcuni pentiti Gatti era stato gettato in mare nel golfo di Napoli, in un punto non meglio precisato, ma comunque non molto distante tra le isole di Ischia e Procida e la città di Napoli. E per non farlo riemergere, venne “avvolto” in una grossa catena e con due ancore per evitare che riaffiorasse il corpo. Luigi Giuliano fu uno dei primi a ricostruire la vicenda e all’atto del suo pentimento, raccontò proprio questo episodio, un omicidio rimasto senza colpevoli e le indagini non avevano portato ad alcun risultato. Infatti l’ex re di Forcella aveva riferito che era stato proprio Giuseppe Roberti ad incontrarlo per chiedergli con insistenza che gli desse una mano per uccidere Nicola Gatti. Una storia orrenda che però, dal canto suo, Roberti ha sempre negato con forza affermando sempre di non essere il responsabili dell’atroce delitto commesso, secondo l’accusa, per motivi familiari.

 

(nella foto la vittima nicola gatti)


Articolo precedenteDopo la pausa ritorna in campo la Serie A per la 30a di campionato
Articolo successivoLatitante era diventato il ristoratore dei Vip a Tenerife: arrestato