Il pm della Dda di Napoli all’Antimafia: “Esiste una forma di controllo dei clan sul tifo”

“Spero di vedere un approfondimento” sul rapporto tra i clan di camorra e il calcio. Lo ha detto la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, nel corso dell’audizione del sostituto procuratore della Dda di Napoli Enrica Parascandolo, nell’ambito dell’indagine su mafia e calcio. Bindi si e’ detta preoccupata dalla “spartizione delle curve. Siamo in una zona grigia” e “che la tranquillita’ sia garantita da una convivenza data per scontata mi inquieta”. In particolare, Bindi ha fatto riferimento ai rapporti tra l’ex boss Antonio Lo Russo e l’ex calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi: “francamente vorrei capire un po’ meglio. Un capo clan da’ una scheda a un calciatore e la spiegazione e’ che era per evitare che attraverso Lavezzi si risalisse a lui. Non vorrei che i colloqui da non intercettare fossero proprio quelli”. “Se qualcuno – ha detto Bindi – pensa che si vogliano giudicare il tifo o le curve sta sbagliando, e’ proprio perche’ si vogliono difenderle che si fa questa indagine. Considero sorprendente questa sottovalutazione”

Esiste una forma di controllo, come per tutte le attivita’, da parte della camorra, non mi sento di escluderlo. Ma questo non vuol dire che le curve siano appannaggio dei clan o che i clan condizionino la gestione o la vendita dei biglietti”. Lo ha detto il sostituto procuratore della Dda di Napoli, Enrica Parascandolo, ascoltata dalla Commissione Antimafia nell’ambito dei lavori del Comitato Sport e Mafia, in risposta alla domanda del presidente del Comitato, il deputato Pd Marco Di Lello, se “c’e’ interesse o condizionamento da parte di famiglie criminali sulle curve”. “Risultano frequentazioni del vertice della societa’ con i clan per acquietare la curva?”, le e’ stato quindi chiesto. “Assolutamente no. E si’, ci sono state indagini”, ha risposto la pm.

 Rispondendo alle domande dei parlamentari sulla spartizione delle curve, la pm della Dda di Napoli Parascandolo ha quindi precisato che clan con “rapporti di buon vicinato se non di alleanza vanno allo stadio nella stessa curva. Clan rivali vanno in curve diverse. Che non significa avere controllo, in senso stretto, della curva. Andare in curva allo stadio non e’ pericoloso”. Durante l’audizione la pm ha detto che “e’ un dato notorio la divisione della tifoseria in base al territorio e, ahime’, ai gruppi camorristici”, nonostante questo ha ricordato come anni fa “l’intervento di Antonio Lo Russo ha permesso di esporre lo striscione a tutela di Lavezzi”, per trattenerlo a Napoli, “in entrambe le curve in cambio della garanzia da parte del calciatore che non sarebbe andato a giocare in squadre italiane come la Juve, ma nel caso solo all’estero”. Oggi Lavezzi gioca in Cina. Interrogato come collaboratore di giustizia Lo Russo ha affermato, ha detto Parascandolo, di aver avuto un rapporto di amicizia con Lavezzi, presentatogli da un amico ristoratore, “non certo come capo clan ma come capo ultra'”. Ha anche parlato dell’esistenza tra i due di “utenze telefoniche dedicate”, i cosiddetti “citofoni” e “non ha mai parlato di fatti illeciti da parte di Lavezzi”. 


Articolo precedenteNapoli, pregiudicato e complice arrestati dai “Nibbio” dopo un inseguimento, condannati e scarcerati
Articolo successivoSpot de ‘L’ultima cena’ in versione gay, scoppia la polemica a Salerno