Seconda udienza del processo in appello per l’omicidio di Ciro Esposito. L’unico imputato è Daniele De Santis, condannato in primo grado a 26 anni di carcere per l’uccisione del 29enne di Scampia il 4 Maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
Nella giornata di ieri per la prima volta si sono incrociate la mamma di Ciro e quella di Daniele, tra le due donne solo freddezza e nessun gesto di avvicinamento. Sempre ieri la corte ha ascoltato alcuni testimoni ritenuti chiave dai difensori dell’ ultrà romanista. Tra questi il colonnello Racis, Paolo Frantini, che ha ribadito la sua ipotesi ovvero che De Santis avrebbe sparato solo dopo essere stato picchiato. Angelo Pisani, legale di Antonella Leardi, gli ha ricordato in aula tutte «le irritualità della sua perizia» invocandone, per tali ragioni, la sua inutilizzabilità.
La tensione è salita quando sul banco dei testimoni si è presentato l’ispettore di Polizia romano. Egli ha raccontato che al momento degli spari ci sarebbero stati un blindato della polizia e un’ auto in borghese che correvano il rischio di essere presi d’assalto da tifosi napoletani e incappucciati. Dopo queste parole il papà di Ciro è esploso, gridando la sua indignazione. «Non è vero, non c’era nessun mezzo della polizia. Per questo mio figlio è morto». Dinnanzi a questa reazione, il presidente del tribunale ha deciso di farlo allontanare dall’aula. Poco prima anche De Santis aveva alzato la voce, dalla barella su cui ha assistito all’udienza, perché un testimone della difesa, un tifoso del club Milano Partenopea, aveva raccontato la violenza a cui aveva assistito da bordo del bus che in quei momenti veniva preso d’assalto dagli ultrà della Roma. Gli avvocati Angelo e Sergio Pisani hanno insistito sulla necessità di far rivedere alla giuria popolare i video e i sonori di quei drammatici momenti perché le immagini, secondo i legali della famiglia Esposito, sono inequivocabili. La prossima udienza è rinviata all’11 maggio. La sentenza è attesa per il prossimo ottobre.