Scafati, clima di intimidazione e messaggi trasversali: l’Antimafia acquisisce le conversazioni dei coniugi Aliberti

Scafati. Messaggi, telefonate, chat, email, fotografie e tutte le conversazioni social. La vita telematica dell’ex sindaco Pasquale Aliberti e della moglie Monica Paolino, consigliere regionale di Forza Italia, è stata copiata e sarà analizzata da un perito informatico, nominato dal sostituto procuratore Vincenzo Montemurro. L’acquisizione nasce nell’ambito del procedimento della Dda di Salerno per scambio di voto politico-mafioso per le elezioni Amministrative del 2013 e quelle Regionali del 2015, le stesse accuse che pendono sull’ex sindaco come una spada di Damocle per il suo arresto, decretato dai Giudici del Riesame di Salerno e rinviato da quelli della Cassazione. Un arresto del quale si dovrà discutere nuovamente dinanzi al tribunale del Riesame nei prossimi mesi. Ma di quel procedimento, nelle acquisizioni di effettuate dagli uomini della Dia coordinati dal colonnello Giulio Pini, nelle scorse ore, c’è veramente poco. Di quel procedimento c’è il dopo.

I risultati della perizia, le trascrizioni delle conversazioni, post social, le telefonate, le chat, potrebbero essere portate a supporto della tesi dell’antimafia e del sostituto procuratore Vincenzo Montemurro per l’arresto dell’ex sindaco, del fratello Nello Maurizio e dei due esponenti del clan Ridosso-Loreto, Gennaro e Luigi Ridosso dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame che dovranno meglio specificare perchè i quattro indagati devono finire in carcere come ‘estrema ratio’. Se dall’esame del materiale telematico dovesse emergere un generale clima di intimidazione, di ingerenza nella vita pubblica dell’amministrazione cittadina, di una conoscenza diretta di quanto sta accadendo a Palazzo Meyer anche dopo l’insediamento della Commissione d’accesso, o quindi di un tentativo di inquinamento delle prove nell’ambito dell’indagine in corso, la posizione di Angelo Pasqualino Aliberti – rispetto alle esigenze cautelari – potrebbe ulteriormente aggravarsi con nuovi elementi a supporto della tesi dell’arresto.

Obiettivo degli investigatori e della Procura antimafia di Salerno è quello di capire cosa è accaduto o sta accadendo in questi mesi dopo che Angelo Pasqualino Aliberti, smessi i panni del sindaco, si è ritrovato ‘cittadino scafatese’ – come ama definirsi su Facebook – tentando una continua difesa mediatica del suo operato amministrativo e attaccando sistematicamente alcuni testimoni nel procedimento che lo vede indagato per associazione per delinquere, corruzione e scambio di voto con l’aggravante mafiosa.

Contatti, telefonate, conversazioni, attacchi, difese e la proiezione verso nuovi traguardi politici – suoi o della consorte – sono al centro dell’attenzione degli inquirenti che da oltre quattro anni indagano su politica, affari, appalti e camorra nella città di Scafati. Ed è proprio questa frenetica attività dei due indagati, in particolare del ‘non rassegnato’ Angelo Pasqualino Aliberti, che la Procura analizzerà attraverso le attività telematiche copiate dai telefoni cellulari, computer e tablet in uso ai coniugi Aliberti. In quei supporti telematici vi sono mesi e mesi di esternazioni su Facebook, sms, chat, contatti, telefonate di interesse investigativo. Rapporti che Aliberti ha continuato ad avere con il suo entourage al Comune, una pletora di fedelissimi.

Nel mirino della Dia, anche molti ‘post’ che l’ex sindaco e la moglie hanno pubblicato sui social. In particolare quelli di Pasquale Aliberti, prima e dopo le sue dimissioni da sindaco e dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche. Non ultimi quelli contro avversari politici, imprenditori e dirigenti comunali che nel corso di questi mesi sono stati ascoltati dagli inquirenti e che hanno reso dichiarazioni in merito all’inchiesta su politica e camorra sulla città di Scafati. Il clou delle uscite ‘social’ nell’ultimo mese. Angelo Pasqualino Aliberti, nel tentativo di ‘testimoniare’ pubblicamente la bontà del suo operato amministrativo ha iniziato una vera e propria campagna denigratoria nei confronti dei commissari straordinari – nominati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -, alcuni dirigenti comunali come Giacomo Cacchione – il responsabile dei Servizi finanziari che accusa l’ex sindaco e la segretaria Immacolata Di Saia di aver instaurato un clima intimidatorio per costringere i funzionari a firmare atti illegittimi e contrari al buon andamento della pubblica amministrazione – e finanche contro gli investigatori. Dileggi, botta e risposta con anonimi ‘amici’, scontri a distanza con avversari politici e finanche strenue difese prendendo a pretesto atti della Commissione straordinaria di cui Aliberti dimostra di conoscere le mosse in tempo reale.

Secondo gli inquirenti, quel clima intimidatorio che per anni si sarebbe respirato a Palazzo Meyer si starebbe ‘restaurando’ attraverso i continui attacchi, le illazioni – alcune senza nomi e cognomi ma diretti a persone note nella vita politica e imprenditoriale della città – col tentativo di screditare l’attività investigativa e mettendo in cattiva luce coloro che hanno fatto dichiarazioni pesanti e accusatorie nei confronti dell’amministrazione Aliberti.

Attacchi mirati ad intimidire, insomma, secondo gli inquirenti, che stanno instaurando in città un clima di veleni, alimentato anche da alcune dichiarazioni alla stampa locale dell’ex sindaco. Messaggi trasversali, per la Procura, che potrebbero aver instaurato sensazioni di sgomento in coloro che hanno deciso di raccontare cosa è accaduto negli anni in cui l’amministrazione Aliberti ha governato la città, svelando particolari che sono al vaglio della magistratura.

Un’inchiesta che non si è mai fermata, quella di Scafati, e che vede indagati oltre ad Aliberti e la moglie, consigliere Regionale, Monica Paolino, il fratello Nello Maurizio Aliberti, la segretaria comunale Immacolata Di Saia, ex staffisti come Giovanni Cozzolino, ex consiglieri comunali, ex e attuali dirigenti, politici, esponenti del clan Loreto-Ridosso, imprenditori. Legami con la camorra, con un’imprenditoria arraffona, di politici spregiudicati con una pletora di questuanti che ha ottenuto posti di lavoro e incarichi in enti pubblici e società private grazie all’intermediazione dell’ex sindaco e della consigliera Regionale Monica Paolino: questo quello sul quale indaga l’antimafia. Le acquisizioni di stamattina serviranno a definire i contorni di un’inchiesta che sembra non finire mai e nella quale neppure lo scioglimento e l’arrivo della commissione straordinaria è riuscita a riportare un clima di sano e sereno confronto politico.

Rosaria Federico


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