Si augurava che i miliziani del cosiddetto Stato islamico riuscissero ad arrivare fino in Italia, Marianna Sergio, sorella di Maria Giulia ‘Fatima’, la prima foreign fighter italiana, originaria di Torre del Greco, partita per la Siria nell’autunno 2014 e condannata a 9 anni in primo grado da latitante per terrorismo internazionale. Lo scrive la Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta da Sergio Silocchi, nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 21 febbraio, ha confermato la condanna in abbreviato a 5 anni e 4 mesi di carcere per la giovane, arrestata nel luglio 2015 a Inzago (Milano) assieme al padre Sergio Sergio e alla madre, poi deceduta. Marianna Sergio, infatti, come scrive la Corte, ha svolto una “incessante attivita’ di persuasione” nei confronti dei suoi genitori affinche’ si trasferissero in Siria, dove era gia’ andata ‘Fatima’. E ha anche effettuato “inserzioni sui siti Kijiji e Subito.it per vendere mobili o altri accessori della casa” per trovare i soldi per il viaggio. Tutti e tre, pero’, vennero arrestati prima della partenza nell’inchiesta coordinata dall’allora aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Paola Pirotta. La Corte, lo scorso febbraio, ha confermato anche i 3 anni e 8 mesi e i 2 anni e 8 mesi di carcere per Arta Kakabuni e Baki Coku, zii di Aldo Kobuzi, marito di Fatima (anche lui latitante), e i 3 anni per Lubjana Gjecaj, accusata di favoreggiamento. Nelle motivazioni della sentenza la Corte ricorda che Marianna Sergio con una memoria letta prima del verdetto non solo ha sostenuto che la sorella potrebbe essere gia’ morta in Siria, ma si e’ anche difesa sostenendo che “la sua aspirazione a trasferirsi” era “spinta solo dal desiderio di approfondire la conoscenza delle fonti del suo credo e dall’opportunita’ di riunire sotto uno stesso tetto i componenti del nucleo familiare”. Per i giudici, tuttavia, “appare del tutto evidente nelle conversazioni captate che l’hijra (egira), dovere supremo per ogni mussulmano, viene qui intesa come migrazione soltanto nel territorio dei combattimenti per dar man forte, nei limiti delle possibilita’ e capacita’ di ciascuno, ai miliziani dell’Isis”. In una conversazione poi, spiega la Corte, Marianna affermava “come sia corretto sterminare anche i musulmani sciiti, che non sono veri mussulmani, e come sarebbe auspicabile che l’Isis possa raggiungere l’Italia, dove ‘noi apriamo la porta!'”.