Strage della Taverna del Buongustaio, dopo 29 anni la sentenza: 51 anni di carcere all’ex clan Gargiulo

Ci sono voluti 29 anni ma alla fine il verdetto è arrivato: 51 anni anni di carcere rispetto agli oltre 60 anni di carcere per mandanti ed esecutori materiali della spietata strage del venerdì santo del primo aprile 1988 nella Taverna del Buongustaio a Torre del Greco: 4 morti tra cui un povero cameriere innocente. I giudici della terza sezione della Corte D’Assise di Napoli hanno emesso la sentenza di condanna: 12 anni di carcere per Patrizio Gargiulo (il pm ne aveva chiesto 18), 11 anni per l’ex boss pentito Eugenio Gegè  Gargiulo (19 anni era stata la richiesta) ; 10 anni per Carlo Umberto Cirillo;  nove anni invece per Amodio Malvone, (la richiesta era di dodici anni); stessa pena per Antonio Quartuccio,(la richiesta era di dodici anni e otto mesi e in più il riconoscimento dell’articolo 8 della legge 203 del 1991 giacché è un collaboratore di giustizia come gli altri). Altri due imputati saranno giudicati separatamente e dal Tribunale dei Minori anche se oggi superano i 40 anni perché all’epoca dei fatti erano minorenni.

Era il primo aprile del 1988 e la tradizionale processione del venerdì santo dalla basilica di Santa Croce era partita da pochi minuti: un commando di fuoco, nascosto dietro una vetrata per osservare il vialetto d’accesso al ristorante,  fece irruzione nella Taverna del Buongustaio, dove erano seduti a tavola sei esponenti di spicco del clan Galliano-Mennella. I killer aprirono il fuoco all’impazzata impugnando una lupara e una calibro 38 special: sotto i colpi dei sicari caddero subito Ciro Fedele, erede di Raffaele Galliano, trucidato un anno e mezzo prima, e il suo braccio destro Antonio La Rocca. Il terzo obiettivo, il gregario Giuseppe Magliulo, era riuscito a sfuggire all’agguato, ma fu raggiunto e freddato da una raffica di colpi. Tra le vittime rimaste a terra, un innocente cameriere: Domenico Di Donna, 61 anni, stava servendo al tavolo sbagliato nel momento sbagliato e si trovò sulla traiettoria dei proiettili. Scamparono all’agguato altri tre pregiudicati fermati poi dalla polizia all’epoca e rilasciati: Giuseppe Magliulo detto ‘o ciuccio, Giovanni Granato e Salvatore Pellegrino.
Gli esecutori materiali del delitto furono bloccati e processati: in primo grado, la prima sezione della corte d’assise di Napoli aveva condannato all’ergastolo i fratelli Vittorio Gargiulo e Carmine Gargiulo. Carcere a vita pure per lo zio Ciro Gargiulo e pene di 24 anni e 23 anni per Giovanni Esposito e Francesco Cozzuto. Un verdetto poi «cancellato» in appello, con l’assoluzione di tutti gli imputati.
A pesare come un macigno, la contrastata deposizione di Aniello Virgi, noto come ‘o trapanese, pronto a giurare di avere riconosciuto, salvo poi ritrattare le accuse, i componenti del commando. Le difese avevano sostenuto che l’unico testimone era stato costretto a inchiodare gli imputati, usciti puliti dalla strage più sanguinaria organizzata all’ombra del Vesuvio.

Oltre ai 4 morti della strage della Tverna del Buongustaio gli ex padrini di Torre del Greco, ovvero i Gargiulo, e i loro complici ( all’epoca in guerra con i Galliano-Mennella) ne hanno confessato altri sette di omicidi: Raffaele Galliano, Giuseppe Marano alias “Dobermann”, Di Giacomo, Antonio Pagano, Raimondo Quartuccio, Giovanni Granato e Gerardo Borriello.
I Gargiulo all’epoca erano alleati del boss Giuseppe Falanga detto peppe ‘o struscio ed erano il clan egemone a Torre del Greco. La testa del gruppo era rappre- sentata dai due fratelli: Eugenio e Patrizio che erano i mandanti e gli organizzatori degli assassini.

 

 


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