Decine di palloncini bianchi e due colombe sono stati fatti volare in cielo al passaggio del feretro, anch’esso bianco, di Emanuele Morganti, il ragazzo massacrato nella notte tra venerdì e sabato ad Alatri. A salutarlo, dopo la messa funebre, un grido, “ciao Emanuele”, seguito da un lunghissimo applauso. Ad assistere i funerali, tra dentro e fuori la Chiesa, migliaia di persone.
“Emanuele era un angioletto, ma che dico, era un caciarone pieno di vita che ci faceva sentire vivi”. Lo ha detto Lucia, la madre di Emanuele Morganti, il ragazzo massacrato ad Alatri nella notte tra venerdì e sabato scorsi. “A nome suo – ha aggiunto parlando in chiesa, al termine del rito funebre celebrato dal vescovo di Anagni-Alatri Lorenzo Loppa – chiedo un applauso a chi è in chiesa e chi è fuori, è il nostro grazie insieme alla richiesta di ricordare Emanuele nelle nostre preghiere e di salvare i nostri ragazzi dalle inquietudini. Dio non lo ha chiamato perché cattivo ma lo ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini. Lo ha accolto”. Tra le lacrime la madre di Emanuele Morganti, nel suo intervento dopo che era terminato il rito funebre, ha ringraziato anche le forze dell’ordine a nome suo, del marito Giuseppe e dei figli Melissa e Francesco.
La chiesa di Tecchiena dove si è è svolta la messa per i funerali di Emanuele Morganti era gremita così come il prato antistante. Gli amici di Emanuele indossavano t-shirt bianche con un cuore al centro e la sua foto. Il feretro è bianco, “perché Emanuele è morto da innocente”, hanno detto gli amici, bianchi sono tutti i fiori e i palloncini attorno alla chiesa. Accanto alla bara la mamma, il papà, il fratello e la sorella di Emanuele, oltre agli altri parenti. In molti sono venuti a Tecchiena dai paesi vicini.
Vescovo, su Emanuele ferocia spietata – “Quella che si è abbattuta su Emanuele è stata una ferocia disumana, barbara e spietata”. Così è cominciata l’omelia del vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa ai funerali di Emanuele Morganti, il ragazzo massacrato ad Alatri nella notte tra venerdì e sabato. “Tutti si staranno chiedendo – ha aggiunto- dov’eri Signore quando Emanuele veniva pestato? Il Signore risponde, ero in quel corpo martoriato, morivo lì un’altra volta”. Un’infinità di palloncini bianchi dalla chiesa della Madonna del Rosario fino alla casa di Emanuele Morganti. Così Tecchiena, la frazione di Alatri (Frosinone), ha acolto la salma del ventenne massacrato nella notte di venerdì.
Un corteo di amici e parenti ha scortato il carro funebre nella casa dove viveva il ragazzo. La bara è stata accolta da un lungo applauso. La bara, dopo una sosta di dieci minuti nella casa del giovane, è stata portata a spalla dagli amici fino alla chiesa, per circa 300 metri. Gli amici si sono dati il cambio per trasportare il feretro seguito da un lungo corteo di persone in lacrime. Nella chiesa di Tecchiena è stata allestita la camera ardente e alle 15 vi si svolgeranno i funerali per dare l’ultimo saluto al ragazzo, morto al policlinico Umberto I di Roma dopo essere stato picchiato brutalmente dal branco all’uscita da un locale nella zona alta di Alatri. “Emanuele aveva sempre il sorriso, era solare e soprattutto era un bravo ragazzo”, ha detto una cugina della nonna di Emanuele, tra le lacrime. Una vicina lo ricorda quando era piccolo e fino a pochi giorni fa, “davvero una bella persona che aiutava molto la madre che da anni combatte con una malattia”.
Sono tanti gli striscioni appesi attorno alla chiesa: ‘Nessuno muore mai completamente… rimarrai sempre vivo dentro di noi!’, ‘Vorrei solo averti di nuovo accanto, stringerti e dirti che la vita è un po’ meno complicata se ci sei tu con me’ con la foto di Emanuele e di un suo amico. In un altro striscione, ancora una foto di Emanuele sorridente e accanto la scritta ‘Il perdono lasciamolo a Dio… Per Emanuele solo giustizia’.