Benevento: piu’ forti dell’emergenza

È quello che auspica Marco Baroni in vista della trasferta di Ascoli («la più importante fra le tre partite che restano») che potrebbe segnare un ulteriore passo avanti verso la conquista dei playoff. Il tecnico si dice «molto fiducioso» nonostante l’infermeria affollata. «Questo è il momento in cui dobbiamo essere capaci di trovare la giusta continuità – spiega – ovvero l’unica cosa che è mancata a questa squadra negli ultimi due mesi e mezzo». Senza Buzzegoli, Ciciretti, Melara, Cissè e Bagadur sarà dura in terra marchigiana, «ma io non sono abituato a fasciarmi la testa, perché alternative ne abbiamo e alla fine contano gli uomini, quelli che vanno in campo e che godono, come gli altri, della fiducia dell’allenatore». A confortare Baroni è chiaramente la prestazione offerta dalla squadra nel derby: compatti, vogliosi e rabbiosi come non mai, i giallorossi hanno dimostrato di avere ancora un potenziale da esprimere in questo scorcio finale di campionato e, perché no, se dovesse materializzarsi, nella successiva post-season. «Contro l’Avellino sapevo che se fossimo scesi in campo con il giusto atteggiamento avremmo potuto vincere e divertire. Il calcio è fatto di episodi, e noi siamo stati bravi a determinarli a nostro favore. È per questo che ho fatto i complimenti ai ragazzi martedì alla ripresa degli allenamenti. Eravamo consapevoli che impostando una partita offensiva li avremmo messi in difficoltà e sotto quest’aspetto siamo stati molto efficaci. Abbiamo incanalato la contesa sui nostri ritmi dominando gli avversari e ci siamo lasciati sospingere da un pubblico straordinario. Ecco, questo deve essere lo stesso spirito con cui affrontare il match con l’Ascoli visto che di fronte ci troveremo una squadra giovane, sbarazzina e affamata di punti». Ovviamente le motivazioni che regala un derby sono inimmaginabili e difficilmente replicabili. Ma possono esser servite da incentivo ai calciatori per prendere consapevolezza che, dopo la salvezza al primo anno di B, c’è ancora un traguardo all’orizzonte. Basta crederci. «Io credo che ogni allenatore – rivela Baroni – trascorra parte del suo tempo alla ricerca dei tasti giusti per far scattare nei suoi ragazzi quella molla che li spinge ad esaltarsi e ad affrontare le partite con la necessaria cattiveria agonistica. I calciatori puoi conoscerli quanto vuoi, puoi avere con loro il miglior rapporto umano, ma non potrai mai sapere come funziona il loro subconscio, e in più occorre anche del tempo per capire ciascuno di loro come reagisce a determinati stimoli e come metabolizza i momenti positivi e negativi. Questo è un altro degli aspetti che rendono il nostro mestiere complicato ma affascinante. Io sono convinto che a questa squadra, quando fa quel che sa ed è capace di tenere alto il livello di concentrazione e applicazione, nessun obiettivo sia inaccessibile». Baroni avendo giocato a calcio a certi livelli, non trascura mai il fattore psicologico. Anzi, sotto alcuni punti di vista lo ritiene preminente. Per questo prova a fare anche una sorta di analisi di quello che è stato il periodo buio. «Per quel che mi riguarda – precisa il tecnico – una squadra diventa davvero forte quando riesce a coniugare uomini, voglia ed equilibrio tattico. Noi giochiamo un calcio dispendioso, che ci porta a condurre sempre la partita: abbiamo acquisito delle certezze tali che ci hanno portato a pensare che bastava giocar bene per continuare a mietere punti e successi». 

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