La sfida della morte, quella della ‘Balena azzurra’ fermata appena in tempo: un adolescente di Torre Annunziata salvato dagli amici e dai nonni. La Procura di Torre Annunziata apre un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. ‘Blue whale’, il gioco ideato dal ventiduenne russo Philipp Budeikin, reo confesso studente di psicologia arrestato 15 giorni fa diventa un pericolo anche per gli adolescenti campani. Uno dei primi casi è stato registrato dalle forze dell’ordine a Torre Annunziata nei giorni scorsi: un sedicenne, studente delle scuole superiori, che aveva iniziato il gioco verso la morte è stato fermato dagli amici e dai nonni con i quali vive e la segnalazione è arrivata alla Procura di Torre Annunziata che ha aperto immediatamente un fascicolo, affidato al sostituto procuratore Emilio Prisco, con il coordinamento del Procuratore Sandro Pennasilico e dell’aggiunto Pierpaolo Filippelli. Il sedicenne oplontino è stato ascoltato ed ha confermato di aver iniziato il gioco e le sue intenzioni. La Procura ha chiesto di ascoltare anche gli amici che hanno inoltrato la segnalazione e i tutori del ragazzo che vive con i nonni. Una storia complicata, quella del ragazzo che vive nel centro storico di Torre Annunziata, che dovrà essere valutata dagli inquirenti, non è escluso che la Procura disponga nei suoi confronti forme di tutela psicologica per aiutarlo a superare la crisi di dipendenza dal gioco ‘suicida’.
Secondo quanto sostiene ‘Blue Whale’ la morte è la salvezza, va conquistata e va filmata. La ‘Balena azzurra’ è rituale psicologico che porta gli adolescenti a una depressione profonda, da cui ci si libera solo con il suicidio. Il gioco – difficile ritenerlo tale – è stato collegato a 150 casi di suicidi tra ragazzi tra i 9 e i 17 anni solo in Russia dove è nato nel 2015. La tendenza è arrivata anche in Italia, dove negli ultimi giorni si sono registrati casi, in Campania, Piemonte e nelle Marche. “Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita”, è l’ultima delle 50 sfide, che prevedono atti di autolesionismo, come incidersi con il rasoio il disegno di una balena sulle braccia, e la modifica dei ritmi di vita: svegliarsi alle 4 del mattino per guardare film horror e psichedelici. La rete ha fatto da passaparola e il ‘Blue Whale’ è stato divulgato nel resto del mondo, tramite siti, chat, link su WhatsApp. Un fenomeno cresciuto a dismisura secondo la polizia postale, che invita a segnalare i casi sospetti e che ha diffuso un vademecum per genitori e adolescenti per evitare di cadere nella trappola che porta, come sfida finale, al suicidio.
A far esplodere il caso anche un servizio televisivo che ha portato l’attenzione dei media nazionali sul fenomeno che si è diffuso in rete.
In provincia di Ancora, e a Moncalieri in provincia di Torino, i carabinieri indagano su due casi probabilmente collegati alla sfida ‘Blue Whale’, con forme di autolesionismo – ai giovani viene chiesto, tra le tante prove, di disegnarsi con un rasoio una balena sul braccio – ‘con il rasoio disegnati una balena sul braccio’, ‘con una lametta inciditi il polso per tre volte’. A indagare su un episodio sospetto sono i carabinieri di Moncalieri, comune alle porte di Torino, intervenuti in una scuola superiore in seguito alla segnalazione del preside, preoccupato per le ferite con cui una studentessa di 16 anni si è presentata in classe. “E’ una cosa mia, statene fuori”, ha sbottato la giovane con i compagni. Esattamente come lo studente di un istituto della provincia di Ancona, che si è tagliato l’avambraccio. La ragazza in questione è stata medicata all’ospedale Regina Margherita di Torino.
In un istituto superiore della provincia di Ancona, un adolescente si è procurato piccoli tagli alle braccia, forse ispirato dalla ‘sfida’ ‘Blue Whale’. Vista la delicatezza del fenomeno, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza delle Marche Andrea Nobili ha deciso di fare un primo monitoraggio della situazione con la collaborazione delle istituzioni scolastiche per poi organizzare incontri nei cinque ambiti provinciali con i dirigenti ed i referenti psicologi dei vari istituti. ”Vista la rilevanza degli interessi in gioco – afferma Nobili – si invita ad una particolare prudenza e moderazione della rappresentazione di taluni eventi, evitando forme di sensazionalismo, che possono dare luogo a effetti di emulazione”.
In entrambi i casi, però, il ‘Blue Whale’ è per ora soltanto un’ipotesi. La ‘sfida’ viaggia in rete, tramite siti, chat, link su WhatsApp. ‘Le Iene’, lo scorso 14 maggio, gli hanno dedicato un intero servizio e basta digitare ‘Blue Whale’ sul motore di ricerca Google per ricevere qualunque tipo di informazione. “Si tratta di un fenomeno emulativo e quindi ad altissimo rischio. Un fenomeno cresciuto a dismisura”, spiega la Polizia Postale. Che lancia un appello a genitori, professori e ragazzi: “attenzione a cogliere segni anche minimi di malessere”. Consigli arrivano anche dal Telefono Azzurro, che ha stilato un decalogo per chi sta pensando ad atti di autolesionismo o al suicidio. “Chiedere aiuto non è debolezza, è un modo coraggioso di iniziare un percorso per stare meglio”, spiegano. E propongono la sfida opposta: se nel ‘Blue Whale’ la morte è la salvezza e va conquistata, nella realtà la vita va costruita.
E mentre cresce l’attenzione sul fenomeno, amplificato anche dalla tendenza degli adolescenti di passare molte ore in rete, una adolescente italiana ha deciso di raccontare la sua esperienza con il Blue Whale, la ragazza si chiama Maddalena e ha pubblicato un video sul suo account YouTube: “Il mio intento era solo quello di far capire alle persone che questo gioco non è una bufala come in molti hanno affermato”. Il racconto di Maddalena prosegue nella descrizione dei cosiddetti “curatori” e delle prove che le sarebbero state assegnate. Fino a quando “arrivati al giorno 26 i miei genitori mi controllarono lo zaino e dentro al diario trovarono un taglierino e mi chiesero a cosa mi servisse. Per un momento mi hanno creduto, poi hanno trovato il quaderno con le prove”. Come spesso accade in rete, però, Maddalena è stata vittima di insulti: “Non c’è da scherzare o da offendere. Mi avete offesa pesantemente anche istigandomi al suicidio”. In molti non le hanno creduto e l’hanno accusata di aver inventato tutto, con lo scopo di sfruttare la popolarità dell’argomento per essere al centro dell’attenzione.