Camorra a Marano: con i Cesaro in manette anche gli imprenditori Di Guida e l’ingegnere Giannella

I Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli , su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di 5 persone ritenute responsabili a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, minaccia, falsita’ materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale, aggravati dalle finalita’ mafiose. Il provvedimento trae origine da un’articolata indagine avviata nel 2015 dai Carabinieri del Reparto Anticrimine di Napoli che ha consentito di accertare le infiltrazioni del clan camorristico Polverino di Marano di Napoli nella realizzazione del Piano d’Insediamento Produttivo (P.I.P.) del Comune di Marano, disvelando l’esistenza di un complessivo accordo economico-criminale con gli imprenditori Aniello e Raffaele, fratelli del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro di Sant’Antimo. Oltre a loro sono stati raggiunti dal provvedimento restrittive in carcere anche Antonio Di Guida, Pasquale Di Guida e Oliviero Giannella. Secondo quanto ricostruito, i due fratelli, attraverso le loro imprese, si sono aggiudicati e hanno eseguito l’appalto milionario del Pip, infrastruttura strategica per lo sviluppo dell’economia locale, avvalendosi del vantaggio di essere in societa’ con esponenti apicali della camorra. Dei fratelli Di Guida si parla diffusamente anche nella recente ordinanza di custodia cautelare che ha colpito una trentina tra boss e gregari dei clan Orlando, Polverino e Nuvoletta di Marano il mese scorso

“Aniello e Raffaele – spiega l’Aggiunto Giuseppe Borrelli – attraverso loro imprese si sono aggiudicati ed hanno eseguito l’appalto per la realizzazione del PIP, una struttura strategica per lo sviluppo dell’economia locale, avvalendosi delle condizioni di forza e dei vantaggi derivanti dall’essere in societa’ con gli esponenti apicali del clan Polverino, dispiegando il potenziale potere intimidatorio in ogni fase dell’iter amministrativo e procedurale del progetto”. “Gli obiettivi – secondo quanto chiarisce la Procura di Napoli – erano imporre al sindaco di Marano dell’epoca una variante al piano regolatore per l’approvazione del P.I.P.; determinare la nomina di un professionista di fiducia per redigere lo studio di fattibilita’ del PIP e predisporre tutti gli atti necessari per l’indizione e lo svolgimento della gara in modo da pilotarla a favore dei fratelli Cesaro; intimidire i proprietari dei terreni espropriati al fine di cedere alle pretese del cartello imprenditoriale camorristico e predisporre, mediante due professionisti indagati in stato di liberta’ nel medesimo procedimento, una serie di atti e di certificazioni false relativi ai permessi per la realizzazione dei capannoni e delle opere di urbanizzazione, nonche’ per ottenere il collaudo tecnico amministrativo provvisorio delle opere, esercitando indebite pressioni su pubblici funzionari per costringerli ad attestare falsamente la conformita’ dei lavori; assegnare infine, a societa’ di riferimento del clan Polverino i lavori di sbancamento e le forniture di materiali”. In tale contesto, nel corso delle indagini sono state evidenziate, oltre ai diversi tentativi di inquinamento probatorio da parte degli indagati, numerose inadempienze contrattuali di tale gravita’ da determinare il 1 dicembre 2016, il sequestro preventivo delle opere di urbanizzazione, realizzate con il contributo pubblico di 4 milioni di euro, poste a servizio dell’area P.I.P., essendosi ravvisato un pericolo per l’incolumita’ pubblica dovuto al mancato collaudo e alla pessima esecuzione delle opere della rete fognaria, idrica e elettrica mediante l’utilizzo di materiali difformi ed inferiori di qualita’ rispetto a quelli previsti. L’attivita’ investigativa, corroborata dalle dichiarazioni di una pluralita’ di collaboratori di giustizia ed integrata mirate attivita’ istruttorie, ha consentito di accertare, inoltre, come il citato Piano d’Insediamento Produttivo del Comune di Marano, realizzato dai fratelli Aniello e Raffaele Cesaro in piena sinergia con il clan camorristico Polverino, sia stato finanziato da ingenti somme di denaro frutto di traffici illeciti direttamente riferibili al capo clan Polverino Giuseppe, attualmente detenuto al regime del41bis, ed impiegate nelle varie fasi del progetto. “In tale quadro – continua Borrelli – si e’ accertato come l’imponente attivita’ di riciclaggio sia stata condotta anche mediante investimenti speculativi in complessi immobiliari di tipo residenziale, realizzati attraverso le imprese dei cugini maranesi Di Guida Antonio e Di Guida Pasquale, anche con la partecipazione dell’ingegnere Giannella Oliviero, che hanno di fatto garantito la fittizia intestazione degli immobili alle societa’ costruttrici, schermando la reale titolarita’ degli stessi in capo agli esponenti del clan Polverino”. Contestualmente e’ stata data esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti degli indagati avente ad oggetto partecipazioni societarie e rapporti finanziari per un valore stimato di circa 70 milioni di euro.


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