Con Francesco Terracciano sale a 6 il numero di omicidi avvenuti nella zona dei Quartieri Spagnoli che sono stati risolti negli ultimi anni da Dda e investigatori della polizia. Un numero alto se si considera che si tratta di agguati mortali risalenti a molti anni fa: il più vecchio nel 2006, il più recente nel 2010. Non è stato facile per gli investigatori trovare gli indispensabili riscontri, a di- stanza di tanto tempo, alle dichiarazioni dei pentiti che hanno dato nuova linfa a indagini quasi ferme. Ma il risultato ottenuto ripaga gli sforzi: due faide di camorra sono ormai chiarite, compresi i delitti commessi contro alleati e amici.
Per ricostruire meglio quel periodo, come ricorda il Roma mancava l’omicidio di Francesco Terracciano, “Franco” per amici e parenti, fratello del boss Salvatore “o’ nirone” (deceduto per malattia nel 2016). Grazie alle dichiarazioni del neo pentito Marco Mariano, che ha confessato di essere il mandante, si è scoperto il movente: il mancato aiuto economico della vittima al ras dei “Picuozzi”, allora appena scarcerato. I Mariano e i Terracciano sono sempre stati considerati alleati dagli inquirenti, ma nonostante ciò bastò un rifiuto per scattare l’agguato, compiuto
materialmente secondo l’accusa da Gennaro Fittipaldi (poi ammazzato) ed Eduardo De Crescenzo con la collaborazione di Arcangelo Trongone.
Alla fine del 2014 invece, i poliziotti della Squadra mobile della questura di Napoli ricostruirono cinque omicidi avvenuti tra il 1996 e il 2006: tre compiuti nell’ambito della guerra tra i Di Biasi e i Russo del ras Domenico detto “Mimì dei cani” e due per epurazioni interne al clan dei “Faiano” dei Quartieri Spagnoli. Ma la faida non fu ristretta alle due cosche con base nei vicoli a ridosso di via Toledo e del corso Vittorio Emanuele; vi parteciparono i Misso e i Torino, appoggiando inizialmente i Russo, e i Mazzarella appoggiando i Di Biasi. In carcere ricevettero la notifica del provvedimento restrittivo per concorso in omicidio Luigi Di Biasi, Mario Di Biasi, Renato Di Biasi, Salvatore Attanasio, Antonimo Cavuoto, Nicola Di Febbraio, Umberto Ponziglione. A casa dei genitori fu rintracciato Emilio Quindici, che due anni dopo si è pentito. Chiariti gli omicidi di Domenico Russo detto “Mimì dei cani”, Francesco Di Biasi “o’ patriarca”, Ciro Russo fu Domenico, Antonio Cardillo, figlio del boss detenuto Salvatore detto “Beckembauer”, e Raffaele Esposito.