Dalle indagini sul clan Mariano dei Quartieri Spagnoli è emerso che l’area tra Palazzo Ammendola e la Rua Catalana era gestito da Arcangelo Trongone insieme con il fratello Raffaele detto “Lello”, agiva in una zona sotto il controllo dei Prinno. Per cui i Trongone a un certo punto si trasferirono ad Avellino, dove rimasero per cinque anni fino al declino dei Prinno e alla loro sostanziale scomparsa. In una conversazione intercettata nell’auto di Vincenzo Antonio Ricci il 29 luglio 2010, Marco Mariano disse al proprietario della macchina di voler chiarire ad Arcangelo Trongone, che chiamava sempre “amico mio”, che doveva considerare solo lui sul territorio. Incontrato Trongone, i due parlarono dei rapporti con Carmine Montescuro detto “Mennuozz” oppure “a vicchiariello”. Successivamente, come riporta Il Roma, in un’altra conversazione registrata dalla microspia, Raffaele Trongone disse testualmente a Vincenzo Antonio Ricci: “Noi alla famiglia Mariano vogliamo bene, la rispettiamo fino all’ultimo, non li stacchiamo mai”. Ma è nel verbale del pentito Maurizio Overa, datato 25 febbraio che si tratteggia, secondo l’accusa, il ruolo di Trongone. Ecco cosa racconta: “I fratelli Trongone si erano legati ai Sequino della Sanità dove avevano ricevuto appoggio dopo che si erano allontanati dalla zona di Santa Chiara dopo l’omicidio di tale Franzese proveniente da Casoria ma se non erro era affiliato ai Contini e comunque era imparentato con Egidio Annunziata pregiudicato della zona di Calata Capodichino. Anche se va detto che i Trongone erano sempre i buoni rapporti sia con me che con Marco Mariano e tali sono rimasti fino al nostro arresto nel settembre 2015. Arcangelo Trongone e Andrea Manna mi dissero chiaramente che era loro intenzione eliminare sia Antonio Esposito “’o Pallino” che Enrico Ricci detto “Giacumino e fraulella” perché loro erano alleati dei Sibillo di Forcella. Io gli dissi che era meglio attendere un po’ così come aveva richiesto Marco Mariano ma a queste parole Arcangelo Trongone mi rispose testualmente: “spero solo che se ci incontriamo la prossima volta non ci dobbiamo uccidere anche noi due”. Io gli risposi testualmente: “non c’è alcun problema perché io vi conosco da troppo tempo e non vi sparerei mai”.
(nella foto Arcangelo Trongone e Maurizio Overa)