Camorra al comune di Marano: “Io ti vengo a uccidere pure a casa”, tutte le accuse ai fratelli Cesaro. IL VIDEO

L’inchiesta dei Ros sulle infiltrazioni del clan Polverino al Comune di Marano che ha portato in carcere stamane cinque persone tra i quali anche gli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del deputato di Fi Luigi Cesaro, è partita negli anni Novanta. I cinque sono tutti accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, minaccia e falsita’ materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale, reati aggravati dalle finalita’ mafiose. Al centro delle indagini del ROS le infiltrazioni del clan “polverino”, egemone nell’area nord occidentale di Napoli, nella realizzazione del “piano di insediamento produttivo” di via Migliaccio a Marano , importante infrastruttura per il rilancio dell’economia locale che prevede lavori per 40 milioni di euro. Documentato il patto tra il clan camorristico e i fratelli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro di S.Antimo, funzionale all’aggiudicazione dell’appalto attraverso intimidazioni mafiose e reimpiego delle ingenti risorse economiche provenienti dai traffici illeciti del clan. Contestualmente i carabinieri stanno eseguendo un decreto di sequestro di beni immobili, partecipazioni societarie e rapporti finanziari per un valore di 70 milioni di euro.

Alla fine degli anni Novanta la giunta Bertini, sindaco di Rifondazione, prepara gli atti di gara per la realizzazione di un complesso industriale nella zona periferica della città. Ad aggiudicarsi quella gara, un project financing, è la Cesaro costruzioni srl, che affida poi i lavori per la realizzazione dei capannoni a una società di scopo: la Iniziative industriali di Sant’Antimo.

Nei mesi scorsi c’erano già state altre viste dei Ros e sequestri di numerosi capannoni realizzati nell’area Pip. Nella vicenda è coinvolto anche Francesco Scialò, consulente di lungo corso della famiglia Cesaro.Le opere di urbanizzazione del polo produttivo, in particolare la rete fognaria e del gas nonché l’impianto elettrico, erano state collaudate con documenti irregolari, con firme false o estorte, attraverso una serie di minacce, ai consulenti e ai tecnici contattati di volta in volta dai Cesaro. A raccontarlo ai carabinieri del Ros sono Giuseppe Nasto e Cesarino Serrato, rispettivamente collaudatore delle opere interne ed esterne e collaudatore tecnico-amministrativo del Pip.

Il certificato di collaudo provvisorio per le opere di urbanizzazione dell’area industriale di Marano del 4 novembre del 2010 era falso: “stessa font, stesso formato, stessa spaziatura del certificato definitivo che e’ stato redatto il 2 gennaio del 2014, anche esso falso”, si legge nel provvedimento di sequestro dell’area Pip. Erano stati sottoscritti in tempi diversi da due ingegneri diversi, eppure, sostengono i magistrati della Dda di Napoli, soni “perfettamente uguali l’uno all’altro”. I sostituti procuratori hanno interrogato due volte a maggio del 2016 uno dei due professionisti che ha firmato la relazione, ovvero Giuseppe Nasto. L’ingegnere, davanti ai documenti e alle risultanze investigative, ha ammesso di aver firmato il certificato sotto minaccia. “La firma e’ mia ma il contenuto no”, ha detto ai magistrati. “Fui chiamato dall’architetto Aniello Cesaro che mi invito’ a raggiungerlo a Sant’Antimo -racconta – con lui all’incontro c’era un altro ingegnere, che conoscono solo per cognome, ovvero Scialo’. Mi dissero che avevano la necessita’ di avere un certificato di collaudo per le opere di urbanizzazione del Pip di Marano. I documenti li avevano loro e sono gli stessi che avete voi pm. Mi chiesero solo di metterne una firma”. L’ingegnere, allora, davanti a questa situazione chiese ai due di avere un po’ di tempo per studiare le carte, i progetti, fare dei sopralluoghi: “Non potevo assumermi la responsabilita’ di quanto sottoscritto senza nemmeno guardare le carte”. A quel punto intervenne Francesco Scialo’, il terzo indagato, che cerco’ di rassicuralo e poi subentro’ lo stesso Cesaro, “il quale mi disse che se non avessi firmato i documenti non mi avrebbe fatto piu’ lavorare con le sue aziende e mi avrebbe fatto perdere il lavoro che stavo facendo ancora per il centro commerciale Il Molino. A questa intimazione mi vidi costretto a firmare”. Per quella firma l’ingegnere riferisce di aver ricevuto 2.500 euro che furono versati con due assegni. Sia Aniello Cesaro che Francesco Scialo’, in concorso con Raffaele Cesaro, sono indagati per i reati di minacce aggravate. Secondo i magistrati quelle dichiarazioni “sono assolutamente affidabili perche’ non vi e’ motivo per dubitare della sua attendibilita’. Per i pm “le opere di urbanizzazione poste a servizio dell’insediamento Pip di Marano non sono mai state collaudate per essere falso il certificato provvisorio e falso anche quello definitivo”. Ci sono poi conversazioni telefoniche inserite nel decreto di sequestro nelle quali l’ingegnere Nasto, confidandosi con una collega, racconta delle pressioni che avrebbe ricevuto negli anni. In un passaggio di una lunga telefonata captata lo scorso aprile dice: “Un giorno mi disse: ‘vieni qua che ti devo conferire un incarico e porta il timbro’. L’altra volta invece Aniello, io non riuscivo a fare le carte perche’ si doveva attaccare l’Enel, mi minaccio’ e mi disse: ‘io ti vengo a uccidere pure a casa'”. Il 31 maggio del 2016 fu sentito anche l’ingegnere Cesarino Serrato che risultava essere il firmatario del collaudo definitivo. “Le firme apposte sul timbro non sono le mie. Mi contattarono Aniello Cesaro e Francesco Scialo’, ma io rifiutati di firmare quei documenti”, ha detto ai pm.

Nell’ordinanza di sequestro firmata dal gip Franca Ferri si fa riferimento anche ad altri episodi. Dalla documentazione prelevata dai carabinieri presso l’ufficio tecnico di Marano emerge che l’ex dirigente di quel settore, Amerigo Picariello, nel febbraio del 2013 aveva chiesto chiarimenti alla Iniziative industriali di Sant’Antimo, in merito proprio alla mancata presentazione dei certificati di collaudo delle opere di urbanizzazione. Il dirigente reiterava la richiesta in varie occasioni, fino a quando la Iniziative industriali non la ottemperò, facendo però alcune puntualizzazioni: “Si evidenzia che in data 4 novembre 2010 si è provveduto alla consegna provvisoria delle opere di urbanizzazione interne ed esterne secondo quanto previsto dal progetto di stralcio firmato dalla giunta comunale nel dicembre del 2005, previa redazione di collaudo tecnico-amministrativo provvisorio sottoscritto dal dirigente (Pitocchi ndr) dell’area tecnica”. I carabinieri, successivamente, convocarono in Procura anche Tommaso Garofalo, architetto a cui la Iniziative industriali aveva affidato la direzione dei lavori nel 2006. A Garofalo, nel 2008, dopo le sue dimissioni, subentrò Domenico Domenicone, attuale amministratore della società che fa capo ai Cesaro. I lavori furono ultimati nel settembre del 2013 anche se fino a novembre non era stato ancora effettuato e redatto il collaudo definitivo delle opere. Ciononostante i Cesaro avevano già venduto gran parte dei capannoni.

(nella foto l’area pip di marano sequestrata e aniello cesaro)


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