Tre arresti, due in carcere e uno ai domiciliari, per un omicidio di 20 anni fa maturato nell’ambito di una guerra tra opposti clan camorristici nel Napoletano. E’ il risultato di indagini della DDA partenopea che si è avvalsa, per la ricostruzione delle dinamiche in cui sono stati perpetrati numerosi delitti di camorra, delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia. La polizia di Caserta ha eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Domenico Belforte, 60 anni, Felice Napolitano, 54 anni, (già detenuti), e Gennaro Buonanno, di 68 anni, (ai domiciliari). Tutti e tre sono ritenuti responsabili dell’omicidio di Angelo Piccolo, avvenuto a Casoria il 14 marzo 1996. Il reato è aggravato dalla finalità mafiosa perché commesso con l’obiettivo di favorire il clan Belforte. Nella nota a firma del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, si sottolinea che “le indagini sull’omicidio che oggi hanno consentito di trarre in arresto tre esponenti di spicco del clan Belforte, sinora mai colpiti da una sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo, hanno ricevuto un determinante impulso dalle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia tra cui Domenico Frascogna, Paolo Di Grazia, Michele Froncillo, Bruno Buttone, Antonio Gerardi, Orlando Lucariello, Antonio Iovine” e che, infine, “è stata determinante la collaborazione, dal 2015, di Salvatore Belforte, esponente apicale della omonima organizzazione mafiosa”.Â
La guerra tra le opposte fazioni camorristiche – dei Belforte, detti anche ‘Mazzacane’ e dei Piccolo, detto dei Quaqquaroni – in cui sono maturati sei delitti, e in particolare quello di Angelo Piccolo, caratterizzò gli anni tra il 1994 e il 1996. La ricostruzione degli inquirenti individua nella figura di Felice Napolitano (detto ‘Capitone’, killer del clan Piccolo) un ruolo importante. Nel corso di un periodo di detenzione nel carcere di Benevento, Napolitano strinse un patto segreto con i fratelli Domenico e Salvatore Belforte con l’obiettivo di far passare molti dalle fila di un clan all’altro. Restava però il problema di eliminare i più fedeli al capo. Di qui la sequenza di numerosi omicidi, compreso quello del boss ucciso il 14 marzo 1996. La guerra di camorra portò i Belforte a controllare completamente la piazza di Marcianise, nel Casertano, imponendo la propria egemonia criminale su ogni attività illecita anche in comuni adiacenti (compreso il capoluogo Caserta). Egemonia, sottolinea la nota, rafforzata da un patto di non belligeranza con il clan dei Casalesi.