Camorra e ristorazione in Toscana, sequestro per 5 milioni ad imprenditore legato al clan Terracciano

Prato. Sequestrati dalla guardia di finanza beni per 5 milioni di euro, considerati riconducibili all’imprenditore pratese di 47 anni, Paolo Posillico, ritenuto vicino al clan camorristico dei Terracciano della provincia di Napoli. I sigilli sono scattati per quote societarie, contanti, conti correnti, e anche per due locali di Prato, il ‘Gian Burrasca’ e il ‘ristorante pizzeria Sporting Club’. Il sequestro è stato disposto dal gip di Firenze Fabio Frangini su richiesta della procura distrettuale antimafia diretta dal Procuratore capo Giuseppe Creazzo, nell’ambito di un’inchiesta per i reati di fittizia intestazione di beni e trasferimento fraudolento di valori. Nell’inchiesta della Dda risultano indagate 9 persone. Tra queste anche il 47enne, già indagato in passato in un’inchiesta che aveva portato al sequestro dei ristoranti riferiti ai marchi di ristorazione ‘Don Chisciotte’ e ‘Sancho Panza’, ritenuti sproporzionati rispetto al suo reddito. Nel 2013, infatti, la Guardia di Finanza confiscò immobili, una scuderia e altre proprietà per 14 milioni di euro che facevano capo al clan guidato dai fratelli Giacomo e Carlo Terracciano, giunti nel ’91 in Toscana e divenuti ricchi, secondo le accuse, con l’usura, le scommesse clandestine, lo sfruttamento della prostituzione e le estorsioni.
Secondo quanto accertato dalle fiamme gialle, Posillico avrebbe continuato a gestire di fatto attività di ristorazione – tra cui i due ristoranti sequestrati questa mattina – , attraverso dei prestanome, parenti ed ex dipendenti delle pizzerie ‘Don Chisciotte’, eludendo in questo modo le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale. Posillico prima della confisca era proprietario del marchio della catena di ristoranti valutato circa 1,7 milioni di euro. Ma arazie a delle teste di legno avrebbe continuato a occuparsi della gestione degli affari del gruppo ‘Don Chisciotte’. Secondo quanto spiegato dalla guardia di finanza, i due ristoranti sequestrati sono stati affidati a un amministratore giudiziario in modo da garantire il proseguimento dell’attività, in attesa dei provvedimenti definitivi che saranno assunti dall’autorità giudiziaria.
Secondo quanto spiegato dalla finanza, dopo il sequestro delle società del gruppo ‘Don Chisciotte’, Posillico sarebbe riuscito a dirottare gli incassi dei ristoranti legati al marchio su altre due società, legate a suoi prestanome, continuando in questo modo a percepire i guadagni legati alle attività che erano state poste sotto sequestro. In questo modo inoltre avrebbe azzerato i guadagni delle società legate al marchio ‘Don Chisciotte’, portandole al fallimento. Le indagini che hanno portato al sequestro di beni per 5 milioni di euro effettuato questa mattina sarebbero partite da alcune segnalazioni degli amministratori giudiziari.


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