Camorra, la Dda: “Il Pip di Marano finanziato coi soldi del riciclaggio”. TUTTI I SEQUESTRI

Il Piano di insediamento produttivo di Marano, realizzato dai fratelli Antimo e Raffaele Cesaro “in piena sinergia con il clan camorristico Polverino”, è stato finanziato “da ingenti somme di denaro frutto di traffici illeciti direttamente riferibili al capoclan Giuseppe Polverino”, attualmente detenuto al regime di 41 bis. E’ quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Ros culminate questa mattina con l’arresto di 5 persone.Quella che il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli definisce “l’imponente attività di riciclaggio” sarebbe stata condotta “anche mediante investimenti speculativi in complessi immobiliari di tipo residenziale”, realizzati attraverso le imprese dei cugini maranesi Antonio e Pasquale Di Guida con la partecipazione dell’ingegnere Oliviero Giannella che avrebbero “garantito la fittizia intestazione degli immobili alle società costruttrici, schermando la reale titolarità degli stessi in capo agli esponenti del clan Polverino”. I complessi immobiliari a cui si fa riferimento sono il Parco dei Gerani, composto da 239 unità immobiliari, e il Parco Emmanuele, composto da 87 unità immobiliari, a Napoli, ma anche un lotto del Parco Lago II di Giugliano in Campania e il parco Villaricca 2 a Villaricca. Contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare è stato eseguito un sequestro preventivo che ha riguardato 41 appartamenti, 76 box auto e 29 capannoni industriali, partecipazioni societarie e rapporti finanziari per un totale di circa 70 milioni di euro.

I fratelli Antimo e Raffaele Cesaro si sono aggiudicati e hanno eseguito l’appalto per la realizzazione del Pip di Marano (Napoli) “avvalendosi delle condizioni di forza e dei vantaggi derivanti dall’essere in società con gli esponenti apicali del clan Polverino” e dispiegando così “il potenziale potere intimidatorio in ogni fase dell’iter amministrativo-procedurale del progetto”. Così il procuratore aggiunto della Dda di Napoli Giuseppe Borrelli, illustrando i particolari dell’inchiesta culminata nei 5 arresti eseguiti dai Carabinieri del Ros questa mattina.  Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, al sindaco di Marano dell’epoca sarebbe stata imposta una variante al piano regolatore per l’approvazione del Pip. Inoltre, il potere intimidatorio del clan Polverino avrebbe determinato la nomina di un professionista di fiducia per redigere lo studio di fattibilità del Pip e predisporre tutti gli atti necessari per l’indizione e lo svolgimento della gara, “in modo da pilotarla a favore dei fratelli Cesaro”. I proprietari dei terreni espropriati sarebbero stati vittime di intimidazioni al fine di cedere alle pretese del cartello imprenditoriale-camorristico.

 “La scelta del clan e’ stata quella di affidarsi a imprenditori non organici ma che potevano avere entrature, contiguita’ e agganci con la politica, che a sua volta poteva agevolare l’aggiudicazione e la realizzazione dell’appalto, come puntualmente e’ avvenuto”. Cosi’ il procuratore facente funzioni di Napoli Nunzio Fragliasso, durante la conferenza stampa sull’operazione di stamane che ha portato all’arresto di cinque persone tra cui gli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del deputato di Forza Italia Luigi. Alla domanda se nell’inchiesta sia coinvolto anche il parlamentare, Fragliasso ha risposto che “la procura di Napoli si pronuncia sulle evidenze investigative che si inseriscono in un provvedimento giudiziario ostensibile”. Nel corso della conferenza stampa il comandante del Ros, generale Giuseppe Governale, ha parlato dei rapporti tra imprenditori, criminalita’ e politica locale, “che rimane sullo sfondo quando non appare protagonista”.


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