Camorra: ripreso dalle telecamere l’attentatore del bar della moglie del ras Pietro Maoloni ‘o mellone a Scampia

Ci sarebbe una spaccatura tra due gruppi della “Vanella Grassi”, gli Angrisano e i Petriccione legati tra l’altro da vincoli di parentela, a movimentare da alcuni mesi gli ambienti di malavita di Scampia e Secondigliano. E l’attentato  avvenuto l’altra notte ai danni del bar gestito dalla moglie di un affiliato di spicco al clan, ad ottobre scorso condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione in primo grado, ovvero Pietro Maoloni detto “o’ mellon”, arrestato il 21 marzo 2016 dopo 9 mesi di latitanza va letto in questa direzione secondo gli investigatori. La donna, come riporta Il Roma, ha raccontato di non aver ricevuto minacce né richieste estorsive.
Il grave episodio è ritenuto quantomeno anomalo dagli investigatori che conducono le indagini: i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Scampia (dirigente Bruno Mandato, sostituto commissario Lorenzo Stabile). La polizia scientifica ha effettuato i rilievi sul posto. L’esercizio commerciale ha un sistema di videosorveglianza e questo potrebbe dare un contributo alle indagini: si vede infatti un uomo avvicinarsi alla serranda e depositare la bomba carta prima di allontanarsi rapidamente. La donna avrebbe aggiunto agli esperti investigatori di non avere alcuna idea sui possibili autori del gesto.
“O’ mellon”, per l’anagrafe Pietro Maoloni fu arrestato il 21 marzo scorso proveniente da Sharm el Sheikh. Per ben tre volte, dal giugno 2015 era andato e venuto dal Brasile, dove aveva trovato appoggi in una favelas, e la frequentatissima localita’ balneare egiziana sul Mar Rosso, dove si recava a incontrare i parenti. Aveva deciso di tornare a Napoli perché la moglie, contraria alla sua latitanza, aveva deciso di separarsi. Era riuscito a sfuggire a un blitz di carabinieri, polizia e guardia di finanza per l’arresto di una quarantina di persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso nonchè di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio e detenzione e porto illegale di armi da fuoco comune e da guerra aggravati da finalità mafiose. Due settimane fa i suoi avvocati hanno chiesto che sia processato con il rito abbreviato nell’altro processo con 50 imputati tra cui i boss, Umberto Accurso, Antonio Mennetta, Er Nino e Arcangelo Abbinante e Angelo Marino, oltre ai pentiti Leonardi e Ginaluca Giugliano e Rosario Guarino “Joe Banana”, tutti esponenti del clan della Vanella-Grassi.


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