Ha deciso di parlare con gli inquirenti l’avvocato Vittorio Trupiano, colui che è stato etichettato come “l’ambasciatore” tra il boss del Vomero, Antonio Caiazzo e i suoi uomini. Il penalista napoletano è in carcere da due anni e lo scorso anno è stato condannato a12 anni di carcere. Ora come riporta Il Mattino, l’avvocato vuole chiarire e ha risposto già a due interrogatori in cui avrebbe spiegato i rapporti ma soprattutto i contrasti tra il clan Caiazzo del Vomero e i Lo Russo di Miano per la gestione degli appalti negli ospedali napoletani e in modo particolare quelli collinari. Interrogatori che vanno ad inserirsi in quell’inchiesta più ampia sulle infiltrazioni della camorra negli ospedali di Napoli e partita lo scorso anno con le dichiarazioni di Mario Lo Russo a cui sono seguite quelle del fratello Carlo e poi del nipote Antonio e che hanno portato a una prima raffica di arresti e il 15 giugno prossimo ci sarà l’udienza preliminare che vede come indagati 20 personaggi legati ai Lo Russo e manager e dipendenti del Santobono e della società “Kuadra” (espressione dei Lo Russo) che gestiva gli appalti delle pulizie in molti ospedali napoletani. E proprio sugli scontri sorti con il clan dei “capitoni” di Miano e in modo particolare con Giulio De Angioletti che l’avvocato Trupiano ora avrebbe deciso di chiarire. Nell’atto di accusa nei suoi confronti vengono ricordati i colloqui in carcere con il boss Antonio Caiazzo in cui quest’ultimo parlando con il legale avrebbe mostrato la mano a mo’ di pistola, con indice e pollice in bella evidenza. Ora però dopo circa due anni di silenzi Trupiano si è deciso a collaborare.
(nella foto da sinistra Antonio Caiazzo, Vittorio Trupiano, Mario Lo Russo, Carlo Lo Russo e Giulio De Angioletti)