Celiachia: 6 milioni di italiani malati ‘immaginari’, solo 180mila ‘veri’

La celiachia sulla cresta dell’onda: tutti ne parlano, molti inseguono il mito della dieta ‘gluten free’, ogni italiano conosce qualcuno che si dichiara celiaco. Ma quali sono le reali dimensioni di una malattia che, a giudicare dalla percezione comune, sembra aver invaso lo stivale, e alla quale e’ dedicata la Settimana Nazionale della Celiachia che si conclude oggi? Partiamo da un numero: 182.852. Sono queste le diagnosi ufficiali di celiachia nel nostro Paese, stando all’ultimo rapporto annuale del ministero della Salute riferito al 2015. Una percentuale bassissima, lo 0,30% della popolazione. Ma gli esperti del ministero sottolineano che molto probabilmente il dato e’ sottostimato: a livello mondiale la percentuale di celiaci e’ pari a circa l’1%, e l’Italia non dovrebbe fare eccezione. Dunque, secondo i medici, i malati “veri” di celiachia nel nostro Paese dovrebbero aggirarsi attorno alle 600mila unita’. Questi i numeri della scienza. Poi pero’ ci sono quelli della suggestione, se non della vera e propria moda, e sono impressionanti: 6 milioni di italiani, ossia dieci volte il numero dei malati, evitano il glutine, stando ai dati dell’Associazione Italiana Celiachia. Perch+¿ ritengono, in base ad autodiagnosi alimentate da massicce dosi di web e di social, che faccia loro male. Ed e’ un problema: Marco Silano, esperto dell’Istituto Superiore di Sanita’, ammonisce sulla “pericolosita’ della moda del glutine dannoso per tutti, per la quale si e’ arrivati addirittura a coniare il termine glutenfobia”, se non altro perche’ “anche se i prodotti per celiaci hanno una formulazione migliore rispetto al passato, quando erano piu’ ricchi di grassi, sono pur sempre a base di mais e patate, alimenti che hanno un indice glicemico piu’ alto rispetto al frumento”. Si rischia quantomeno di ingrassare, insomma, e senza motivo. Questo perche’ i sintomi della celiachia “vera” possono essere comuni con moltissime altre patologie, anche le piu’ banali e transitorie. Disturbi intestinali cronici (stipsi, diarrea, meteorismo, dolori addominali), stomatiti, stanchezza cronica, anemia… Non sorprende che 5 milioni e mezzo di italiani si reputino celiaci senza esserlo. Anche perche’ la maggioranza delle diagnosi viene effettuata nello studio del medico curante, sulla base della semplice osservazione dei sintomi. Mentre per avere la certezza della malattia occorrerebbero test ben piu’ impegnativi, dal dosaggio degli anticorpi anti-translutaminasi nel sangue periferico ad addirittura una biopsia duodenale.

Ma cosa e’ la Celiachia? Si tratta tecnicamente di un’enteropatia auto-infiammatoria permanente, con tratti di autoimmunita’. Il glutine, in sostanza, causa una risposta infiammatoria abnorme e ingiustificata nell’intestino tenue, che a sua volta provoca un infiammazione cronica che tra le altre cose fa tabula rasa dei villi intestinali, importanti per l’assorbimento dei nutrienti. Una malattia che flagella l’umanita’ da millenni, forse dalla scoperta del grano a uso alimentare, anche se la prima citazione e’ del 250 dopo Cristo, quando Areto di Cappadocia descriveva i koiliakos, ossia “coloro che soffrono negli intestini”. Tuttavia solo nel 1945 il medico olandese Willem Karel Dicke identifica nella farina di frumento l’agente responsabile dei sintomi dei bambini celiaci. Perche’ ci si ammala? Una concausa e’ genetica, anche se solo il 30% di chi ha la predisposizione sviluppa la malattia. Esistono dei fattori scatenanti, che al momento pero’ si ignorano. La cura non esiste, se non una rigida dieta gluten-free, che permette di sfiammare e ricostruire i tessuti intestinali entro 6-18 mesi dalla diagnosi. Addio quindi a tutti gli alimenti a base di farina di grano e orzo, dalla pasta al pane, dalla pizza ai cracker. Il problema, segnalano gli esperti, e’ che siamo un popolo di ipocondriaci, e al primo segnale riconducibile vagamente alla Celiachia corriamo a comprare (a caro prezzo) i prodotti senza glutine. Grave errore: “Il glutine – scrive a chiare lettere il ministero – non va mai escluso dalla dieta senza aver effettuato prima gli accertamenti per la Celiachia. Questo comportamento, infatti, preclude una corretta diagnosi”, perche’ “il paziente che sospende il glutine dalla dieta presentera’ un miglioramento clinico che lo portera’ a non voler piu’ reintrodurre questo complesso proteico”, quindi gli accertamenti “seri” sulla Celiachia risulteranno comunque negativi. Non si sapra’ mai, insomma, se si e’ celiaci davvero o no. Risultato: solo il servizio sanitario nazionale, che eroga fondi per fornire gli alimenti gluten free, ha sborsato 227,7 milioni di euro nel 2014 e 241,7 milioni nel 2015. A cui si aggiungono i 105 milioni di euro spesi privatamente dai celiaci “fai da te”.


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