Consip: la presenza ‘costante’ dei servizi segreti, ma anche contatti con un ex capo della Cia in Italia. L’imprenditore Alfredo Romeo mirava in alto: agli appalti della Marina militare, e il suo consigliere Italo Bocchino cercavano gli uomini giusti per ottenere ciò che volevano, dagli agganci politici con gli uomini del Giglio magico di Matteo Renzi, fino ad uomini della Cia. Ma c’è anche un tentativo di controspionaggio giudiziaria nei colloqui tra l’imprenditore napoletano e il suo consigliere e factotum Bocchino: quello di mettere delle microspie negli uffici del pm napoletano che indagava su Consip.
I nomi che emergono dalle intercettazioni ambientali e dalle informative delle forze dell’ordine evidenziano i tentativi di coinvolgere nelle loro operazioni personaggi influenti sia dell’intelligence italiana che di quella americana. Le mire di Romeo si appuntarono anche su un appalto da 10 milioni di euro bandito dalla Marina militare degli Stati Uniti. Romeo e Bocchino cercarono un aggancio e Bocchino chiese a Marco Mancini, oggi ai vertici dell’Aisi (il servizio segreto italiano) un incontro con Robert Gorelick, ex capo della Cia in Italia. Dopo aver preso informazioni sull’ex Cia, Bocchino, riferì subito a Romeo: “Gorelick adesso è capo di una società italiana che lavora nel privato, negli States ha lavorato per Obama e poi lavora per conto dei servizi”.
Da quello che emerge dalle intercettazioni ambientali Romeo ha un chiodo fisso per i rapporti con i servizi segreti. E’ l’imprenditore napoletano a raccontare, il 27 settembre scorso, a Bocchino di aver incontrato – su suggerimento del giudice di Napoli Antonio Panico – Fabrizio Ferragina, un ex della Finanza considerato vicino ai servizi. Un singolare personaggio, il generale in pensione, uomo che starebbe ancora in contatto con i servizi segreti, dove ha prestato servizio, e che sarebbe in grado di fare da tramite tra Luca Lotti e Alfredo Romeo. Si presenta come il “selezionatore” e il garante dei dieci imprenditori che dovrebbero far parte di una cerchia ristrettissima incaricata di garantire finanziamenti alla politica del “Giglio magico”, in cambio di corsie preferenziali nel mondo degli appalti e delle concessioni governative. E’ credibile, oppure si tratta di un volgare millantatore? L’interrogativo è al centro di diverse discussioni tra l’imprenditore campano e il suo più fidato consigliori, Italo Bocchino. Quest’ultimo fa di tutto per mettere in cattiva luce il Ferragina: “E’ solo un informatore di Parente, il capo dell’Aise, una fonte, niente di più”. Ma Romeo resta dubbioso e chiede a Bocchino di verificare meglio, cosa che questi avrebbe fatto rivolgendosi “al braccio destro del generale Parente, da poco nominato proprio da Renzi a capo dei servizi interni (AISI)”. Prese le informazioni, Bocchino riferì a Romeo: “Questo qua, questo braccio destro di Parente, ha detto di non sapere nulla in merito e ciò in quanto le fonti sono coperte… le fonti c’hanno un nome diverso! quindi anche lui che ha l’elenco di quante.. lui sa quante so’ le fonti di Parente, ma non il nome delle fonti! hai capito?”. Anche Romeo, però ha preso le sue informazioni e ha incontrato altre due volte il colonnello. Ne torna impressionato “per la qualità e la quantità di informazioni che il colonnello gli ha fornito”, annotano gli inquirenti nella loro ultima informativa ai magistrati delle procure di Napoli e Roma. Il sedicente emissario dei servizi, inoltre avrebbe ribadito l’offerta a Romeo di entrare nel ristretto gruppo di imprenditori selezionati per finanziare la politica del “Giglio magico”. “Ti stai con questo elenco di 10 persone di Renzi..inc (bisbiglia sottovoce – ndr) che ti tutela perchè appena arrivano notizie su di te la prima cosa che si fa m’ha spiegato la gerarchia interna, arriva al capo, il capo parla con Renzi perchè si tratta della tutela del presidente … e quindi tu stai tranquillo, finchè dura, dura lui tu sei tranquillo, conosciuto come uno protetto da Renzi… dopodiche’ m’ha itt che qua ..inc. faceva a far dicere che io sono… perche’ io sono stato intercettate le telefonate tra (abbassa il tono della voce – ndr)… Lotti e ..questa gente inc. dove tu esci come uno importante, imprenditore ..inc. e poi tra Renzi e un avvocato, detto e chi e’ Bianchi, m’ha detto io conosco Bianco pero’ non deve essere lui, dove tu esci sempre una persona riferimento di importante “. L’imprenditore, alla fine, decide di mettere alla prova Ferragina visto che questi come prova della sua serietà si è offerto di farlo incontrare con l’imprenditore Carlo Russo, molto vicino a Tiziano Renzi e socio della “signora Lalla”, moglie di Tiziano Renzi.
Gli investigatori annotano come “La questione Ferragina tiene banco anche nei giorni successivi. La mattina dell’11.10.2016 , Bocchino e Romeo si incontrano come d’abitudine presso gli uffici di via di Pallacorda e quest’ultimo ragguaglia l’ex deputato di An del nuovo incontro fatto con il sedicente appartenente dei servizi (Generale Ferragina) e cominciano nuovamente a ragionare su di lui, in particolare il Romeo racconta di aver detto tutto al suo amico Giudice del Tribunale di Napoli Antonio Panico (ovvero colui che gli ha presentato l’uomo in questione) e che questi, a sua volta – stando a quello che Panico poi avrebbe riferito al Romeo successivamente – si sarebbe rivolto all’Ufficiale in termini critici rimproverandolo dell’approccio avuto”. Nello stesso periodo si consolida invece il rapporto con Carlo Russo. Si tratta solo di concludere gli ultimi accordi, allo scopo era previsto un incontro tra Romeo e il socio di Renzi senior ma, come spiega lo stesso Romeo a Italo Bocchino, “lui ha saltato una settimana perche’ andava a Medjugorje e io ho detto salto un’altra settimana anche perche’ …(inc) … vedere… la settimana in questione era che ci dovevamo vedere era questa”.
Bocchino spiega a Romeo che “Ferragina è uno dei 30 consulenti/fonti del generale Frastanesi e guadagna 7/8 mila euro al mese per fare questo lavoro”. I discorsi si spostano poi nuova mente sugli Stati Uniti: Romeo conclude spiegando al suo super consulente che “Ferragina dice che se vince la Clinton può diventare il numero uno”.
Con Bocchino Romeo parla del fatto che l’ex amministratore delegato di Consip Domenico Casalino (da lui considerato suo tutore negli appalti della concessionaria pubblica, sostituito da Luigi Marroni con il quale cercava il contatto tramite Tiziano Renzi ) è amico sia dell’assessore della Giunta Raggi Daniele Frongia che di Andrea Mazzillo, responsabile al Bilancio; il nome di Mazzillo compare in uno dei biglietti vergati dall’imprenditore e ripescati dai carabinieri nella discarica comunale.
Ma secondo quanto riportato da Il Messaggero, tra gli episodi registrati nel corso dell’inchiesta Consip vi sarebbe anche un tentativo di ‘controspionaggio giudiziario’ e contatti con Marco Mancini, alto vertice – non più operativo – dell’Aise, il servizio segreto estero.
Il tentativo di controspionaggio giudiziario è quello ipotizzato nel corso di una conversazione tra Bocchino e Romeo di mettere delle microspie nell’ufficio di Woodcock, il pm napoletano che indaga sulla Consip. Bocchino afferma che per questa sorta di operazione di “controspionaggio giudiziario” sono state individuate due persone: “Uno dipende dalla società produttrice e uno sarà un carabiniere fuori servizio…un amico che m’ha accompagnato, e quello dirà, piglierà una scusa. Perché Elisa con Vudcoc (Woodcock, ndr) ha chiesto a questi in via informale”. I due parlano, nel corso di quella conversazione intercettata, di microspie e degli eventuali dialoghi tra loro potuti captare durante il periodo in cui hanno avuto il virus spia installato. Aspettano poi notizie da “Robert Gorelick, capo occidentale in tutta Europa (risata)…perché adesso questo sta nel privato lavora, è uscito dall’occidente ha fatto il capo per la sicurezza di Obama, è il capo in Italia di una società di spionaggio privato un paio di incontri privati anche una società americana che fa roba del genere che poi lavora per conto dei Servizi”.
Infine c’è un altro episodio registrato nel corso delle indagini e che riguarda un capotreno che pare fosse a conoscenza del tentativo da parte di chi indaga di rubare il telefono di Romeo per installarvi una microspia; il tentativo fallisce. Il capotreno il 15 novembre scorso, racconta tutto a Romeo il quale poi lo dice a Bocchino: “Mi dice ‘Ricorda Dottò, io non ce la faccio più, glielo devo dire, perché per affetto, perché lei prende il treno sempre una volta a settimana. Lei è un signore, una persona perbene, poi quando io le chiesi di fare un colloquio a mia moglie lei me lo fece fare subito… poi non è andato va bene…però io glielo devo dire…lei è stato oggetto di un’aggressione sul treno ma che non era prevista così, era prevista molto più grave. Lei ha perso il primo treno, ha perso il secondo treno, ha perso il terzo treno e quelli si sono trovati…spiazzati'”.
A quanto pare il ferroviere si riferisce ai carabinieri che stanno indagando su Consip e vogliono installare un virus spia sul cellulare dell’indagato che però non arriva a partire perché in ritardo. Il capotreno G. V., evidentemente avvertito dalle forze dell’ordine di stare al gioco, decide invece di raccontare tutto all’imprenditore napoletano e per questo finisce indagato.
A complicare tutto, secondo gli inquirenti, sarebbe però intervenuta una fuga di notizie: “il quotidiano La Verità, di Maurizio Belpietro, nella giornata del 06.11.2016 ha pubblicato in prima pagina un articolo, a firma di Giacomo Amadori e con la collaborazione di Christian Campigli, che racconta di un’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli sul conto del Tiziano Renzi senza però indicare quali siano i reati contestati al padre del Premier. Nel corpo dell’articolo, si legge che il giornalista avrebbe contattato il Tiziano Renzi per raccogliere una sua dichiarazione in merito, ma che questi si sia rifiutato di rispondere. Un brutto colpo per le indagini. Annotano gli inquirenti: “Orbene, se da un lato quello che è riportato sul giornale non è veritiero in quanto questo Comando, ai tempi in cui è stato pubblicato l’articolo, non aveva mai intercettato nè indagato il padre del Premier in carica è di contro facilmente identificabile il personaggio citato nel quotidiano che ha rapporti con il Tiziano Renzi, ovvero il Russo Carlo; quello che spaventa, ancora una volta, è la capacità che hanno i soggetti coinvolti nell’inchiesta nel penetrare con grande facilità e rapidità soggetti istituzionali ed acquisire informazioni che poi vengono riportate, sebbene in modo generico, dai mass media”.
(Nella foto il ‘pizzino’ scritto da Alfredo Romeo e ricostruito dagli inquirenti nel quale vi sono indicate cifre che secondo gli inquirenti dovevano andare a T. – Tiziano Renzi , pubblicato da La Verità il 2 maggio 2017)