Emergenza salute: un nuovo studio conferma i rischi nell’uso eccessivo delle carni rosse

 Un nuovo studio condotto negli Usa e basato sulla popolazione degli States torna a collegare un elevato consumo di carne rossa (processata e non) a una maggiore mortalità per tutte le cause, e a un rischio di morte più alto per 9 cause specifiche, dai tumori all’ictus. Il lavoro è pubblicato su ‘Bmj’ (che dedica all’argomento anche un editoriale) e ha preso in considerazione i dati di una maxi coorte statunitense, oltre mezzo milione di persone arruolate nel Nih-Aarp Diet and Health Study. Sui rischi più elevati di mortalità, spiegano gli scienziati del National Cancer Institute di Bethesda autori dello studio, pesa l’assunzione di ferro eme, e di nitrati/nitriti da carni lavorate, il cui rischio è associato indipendentemente. Gli esperti hanno anche osservato che sostituire l’assunzione di carni rosse (e dei relativi composti) con carne bianca, in particolare non lavorata, senza modificare l’assunzione totale di carne, si associa a un rischio ridotto di mortalità. “Nuove prove continuano a emergere sul collegamento tra un elevato consumo di carne rossa e una maggiore mortalità”, è il commento con cui viene presentato il lavoro e l’editorale a firma dell’epidemiologo John Potter che evidenzia come i nostri antenati mangiassero carne al massimo una volta alla settimana, consumando 5-10 kg all’anno. Le diete moderne nei paesi ricchi offrono più di 10 volte questa quantità, con proteine animali che forniscono fino ad un quinto dei nostri requisiti energetici. “Lo studio di questa settimana è grande ed è ben fatto”, precisano da Bmj. Ed è emerso anche che “i tassi di mortalità sono stati inferiori nei gruppi che hanno mangiato una percentuale più elevata di pesce e pollame rispetto alla carne rossa”. 


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