hanno evitato l’ergastolo grazie alla strategie difensiva di chiedere scusa ai familiari della vittima ammettendo le proprie colpe. Sono stati condannati a 30 anni di carcere Antonio Scognamiglio e per Sebastiano Tutti, i killer di Vincenzo Cardone un fabbro di 23 anni, ucciso nel settembre del 1998  in via Litoranea a Torre del Greco. Dodici anni di carcere invece sono stati inflitti ai due pentiti Antonio Mennella e Domenico Falanga detto mimi ‘a zagaglia, figlio del temuto boss Giuseppe detto Peppe ‘o struscio. Il pm Maria Di Mauro della Dda di Napoli aveva chiesto l’ergastolo per i due killer nel corso dell’ultima udienza che si è celebrata la scorsa settimana. In quella stessa udienza Antonio Scognamiglio presse la parola spiegando: “Mi accorsi troppo tardi dello scambio di persona, chiedo perdono ai familiari. Fu un tragico errore e chiedo perdono ai familiari della vittima. Ero alla guida della Vespa e mi accorsi tardi dello scambio di persona”. Il killer del clan Falanga non riuscì a fermare il suo complice e Vincenzo Cardone cadde sotto una pioggia di colpi. Era il 26  settembre del 1998  e Cardone era in via Litoranea a Torre del Greco in sella alla sua Vespa quando Scognamiglio insieme ad Antonio Mennella, del gruppo degli scissionisti del Rione Sangennariello, oggi pentito, entrarono in azione. L’omicidio di Vincenzo Cardone è stato ricostruito attraverso le dichiarazioni dei pentiti, molti anni dopo. Secondo l’accusa, Sebastiano Tutti organizzò l’omicidio di Rosario Ramondo ‘o capuocchio, ritenuto responsabile della morte del fratello Santo Tutti, massacrato nella faida degli anni ’90. Era Ramondo l’obiettivo dei sicari. Ma in via Litoranea Vincenzo Cardone fu scambiato per Ramondo. Il giovane fabbro, infatti, era sulla vespa che qualche giorno prima aveva prestato proprio a Rosario Ramundo. Giovanni Mennella – ucciso in un agguato l’anno dopo – che partecipava alla fase di avvistamento dell’obiettivo indicò la Vespa e Antonio Mennella sparò. Troppo tardi si accorsero che non era Ramondo l’uomo che stava morendo in via Litoranea. Ieri dopo 19 anni è arrivata la sentenza di primo grado con la quale è stata stabilita anche la cifra di 600mila euro come risarcimento danni in favore dei parenti della vittima.
 (nella foto Antonio Scognamiglio e Sebastiano Tutti)