E’ stato ascoltato nel pomeriggio dalla Corte d’Assise di Udine il collaboratore di giustizia che, nel corso delle indagini sul duplice omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, aveva scritto alla Procura di Pordenone per segnalare una pista alternativa, quella della droga. Chiamato in aula come teste della difesa e sentito a porte chiuse, il pentito – secondo quanto si e’ appreso dai legali di Giosue’ Ruotolo, unico imputato del duplice delitto – ha riferito il colloquio ascoltato tra due detenuti con cui divideva una cella in carcere a Vicenza. Due detenuti che, prima del duplice delitto, parlavano di un carico di stupefacenti da trasferire da Milano al Nord Est, in particolare a Pordenone, commissionandolo a una coppia di insospettabili da uccidere alla consegna per eliminarli e trattenere i soldi. “La pista era stata vagliata ma non approfonditamente. Si sono limitati a controllare che le celle di questa persona, che era in detenzione domiciliare, non corrispondevano al luogo dell’omicidio – ha riferito all’esito dell’udienza l’avvocato Roberto Rigoni Stern, difensore di Ruotolo – Cosi’ come riteniamo che anche la pista Ruotolo non abbia fornito grandi indizi relativamente al coinvolgimento dello stesso Ruotolo nel delitto. Il Procuratore aveva detto che la custodia cautelare era applicata per esclusione. La pista sta palesando incongruenze e assenza di movente. Il movente pare irreversibilmente caduto e le prove scientifiche vanno tutte nella direzione di scagionare Ruotolo. Sono convinto – ha concluso il legale – che daremo la dimostrazione chiara che a quell’ora era gia’ partito”.
In mattinata era stato ascoltato Simone Quarta, uno degli amici e colleghi di Trifone Ragone, che ha ricostruito cosi’ l’ultimo pomeriggio della coppia di fidanzati uccisi nel parcheggio del palasport di Pordenone.”Il 17 marzo sono andato in palestra, Trifone era gia’ in pedana a fare gli esercizi, dopo un po’ e’ arrivata Teresa e abbiamo scambiato qualche parola. Era sereno e tranquillo come sempre”. Simone Quarta, uno degli amici e colleghi di Trifone Ragone, ha ricostruito cosi’ l’ultimo pomeriggio della coppia di fidanzati uccisi nel parcheggio del palasport di Pordenone. Quarta e’ stato ascoltato questa mattina come primo di una dozzina di testi della difesa chiamati per la 27/a udienza del processo a carico di Giosue’ Ruotolo, unico imputato del doppio delitto. Il teste ha riferito di essere uscito dalla palestra dopo aver salutato Ragone in spogliatoio, di essere salito in auto e di essere uscito dal parcheggio senza notare nulla di insolito. Ha riferito anche dell’identikit fornito agli inquirenti di una persona “che era all’esterno della porta della palestra e guardava spaesato all’interno come per cercare qualcosa o qualcuno. Uno degli istruttori gli ha detto che poteva accomodarsi, lui gli ha fatto qualche domanda sui dischi e poi e’ andato via”. L’identikit e’ stato poi acquisito agli atti. Quarta ha riferito anche di aver visto una volta Ragone “maneggiare una fiala con una sostanza scura”, probabilmente di sostanze anabolizzanti, precisando poi su domanda di accusa e parti civili che “Trifone si era sempre detto contrario agli anabolizzanti”. Al teste e’ stata mostrata anche una foto, trovata sul telefonino di Ragone, di un bagagliaio di un’auto al cui interno c’erano armi, “una e’ in dotazione alla nostra caserma”. Ha quindi precisato che “potrebbero essere state armi usate per la guardia e poi riportate in armeria” e che dalla caserma “non sono mai scomparse armi”. Il teste ha riferito infine che Trifone non gli parlo’ mai di sms molesti a Teresa o di screzi con Ruotolo.Â