Parco Verde di Caivano, Titò Caputo ricostruisce in un disegno l’omicidio del piccolo Antonio e accusa l’ex convivente

Caivano. Orchi di Caivano e bambini uccisi: un disegno con la ricostruzione dell’omicidio del piccolo Antonio Giglio è l’atto di accusa di Raimondo Caputo, detto Titò, contro Marianna Fabozzi la sua ex convivente e madre del bambino. E’ uno dei colpi di scena nel processo che si sta celebrando dinanzi alla Corte d’Assise di Napoli, presieduta dal giudice Alfonso Barbarano, che sarà valutato nel corso della prossima udienza, visto che quella di ieri è stata rinviata per l’astensione degli avvocati. In quel disegno che l’avvocato di Caputo – Paolino Bonavita – consegnerà ai giudici c’è la ricostruzione grafica, su un foglio a quadretti, della casa dove avvenne l’incidente-omicidio. Titò Caputo ricostruisce gli ultimi istanti di vita del figlioletto della sua compagna, un bimbo di tre anni, scaraventato – secondo l’accusa – dalla madre Marianna Fabozzi, da un appartamento all’ottavo piano dell’isolato 3, la sera del 27 aprire del 2013. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, e avallato dalla ricostruzione di Raimondo Caputo che non era presente nell’appartamento ma che venne informato dalla sorella Antonella, il bimbo fu gettato dalla finestra perchè era di impiccio nella convivenza che stava maturando tra Marianna Fabozzi e Raimondo Caputo. L’appartamento in cui si consuma la tragedia è quello di Angela Angelino, mamma di Marianna Fabozzi. Titò riporta la posizione della sua convivente e quella di Antonio in una delle stanze da letto. Mentre in cucina indica la presenza di Angela Angelino, una tale moglie di Vincenzo, e sua sorella Antonella Caputo. Poi, con un tratto curvilineo, che parte dalla stanza da letto dove si trovavano Antonio e la mamma e che giunge fino alla finestra dalla quale è precipitato Antonio, segna il percorso che avrebbe compiuto Marianna, per scaraventare nel vuoto il bambino. Sotto a quel foglio, Titò scrive: “Come poteva passare l’elicottero quella sera se un bambino di 4 anni neanche avrebbe potuto arrivare alla finestra? Quanto può essere alto un bambino di 4 anni?”. “Quello che voleva dire Titò – dice l’avvocato Bonavita – che è abbastanza limitato quando si tratta di scrivere, è che era impossibile che alle nove di sera volasse sul Parco Verde un elicottero, come è stato detto dalla Fabozzi, che ha sempre raccontato che era per vedere questo elicottero che il bambino si era sporto. E che la finestra dalla quale è caduto era troppo alta per essere scavalcata da un bambino di tre anni”.

La sorella di Raimondo Caputo che era nell’appartamento quella sera sostenne di aver visto tutto ma i carabinieri che la sentirono accertarono che dalla posizione nella quale si trovava la sorella di Titò non poteva vedere la finestra dalla quale cadde il piccolo Antonio Giglio. Ma secondo la difesa di Caputo “Antonella Caputo avrebbe visto Marianna Fabozzi scaraventare il figlio nel vuoto dall’immagine riflessa da uno specchio, posizionato in un certo modo, e che stranamente è stato tolto poco prima che i carabinieri effettuassero il riscontro pratico su quanto ricostruito dalla sorella del mio assistito”. Nel corso della prossima udienza, fissata per il 10 maggio, vi sarà la deposizione della criminologa Roberta Bruzzone, teste della difesa nel processo, ma dovrebbero essere sentiti anche Raimondo Caputo e Marianna Fabozzi, la donna che da mesi viene accusata dal suo ex convivente di essere l’assassina del suo bambino. Caputo sostiene di essere accusato ingiustamente della violenza sessuale sulla figlia di Marianna Fabozzi, tanto che aveva dichiarato: “La bambina aveva dichiarato nell’udienza precedente pure rinviata per lo sciopero dei penalisti si è vendicata con me per quelle cose, per questo mi accusa. Però chiedetele perché ha dichiarato: Non ho più una mamma, quella è ora un mostro”.

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