Gioielliere ucciso: il killer identificato grazie alle telecamere

All’identificazione del colpevole hanno contribuito le immagini di videosorveglianza dei negozi vicini a quello del delitto. Omicidio e rapina. Sono i reati contestati ad un uomo di 31 anni di Marano  destinatario di un decreto di fermo dopo le indagini dei carabinieri sull’omicidio di Salvatore Gala, 43 anni, trovato cadavere nella sua gioielleria, in via Merolla, nella mattina di ieri. Il trentunenne fermato, che ha precedenti di criminalita’ comune e non risulta legato a organizzazioni di stampo camorristico, si era reso irreperibile e si era rifugiato in un albergo di Ischia, dove e’ stato rintracciato dai militari dell’Arma, che lo hanno portato questa mattina presto in caserma a Giugliano per interrogarlo. Secondo quanto si e’ appreso, l’uomo, seppure interrogato per ore, non avrebbe fatto nessuna ammissione, tuttavia, come sottolinea una nota del procuratore Francesco Greco, a suo carico ci sono “gravi indizi di colpevolezza”, e nella perquisizione della sua abitazione sono stati trovati gioielli sottratti dal negozio e le chiavi della vettura della vittima. Salvatore Gala e’ stato ucciso nella serata di lunedi’ 8 maggio, poco prima della chiusura, con un unico colpo di arma da fuoco sparato alla tempia sinistra; il suo cadavere e’ stato trovato disteso a faccia in giu’ dietro il bancone. L’assassino, dopo il delitto aveva chiuso la porta del negozio, ma non abbassato la serranda.  “Mia zia si è trovata davanti una scena bruttissima che mai avrebbe voluto vedere. E’ entrata nel negozio e l’ha trovato a terra. Salvatore era un ragazzo tranquillissimo, buonissimo, ha una figlia di sette anni”. Così Giusy, la cugina di Salvatore Gala, il 43enne gioielliere ucciso nel suo negozio a Marano  a Pomeriggio 5, la trasmissione di Canale5 condotta da Barbara D’Urso. “La nostra paura è che l’assassino sia un suo conoscente – aggiunge – bisognerà capire cosa è successo e perché. Sono arrabbiata perché è mio cugino, sapere quello che è successo è terribile. Hanno trovato l’aggressore, serve un perché”.


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