Strage del bus: coro di insulti in aula per il principale imputato

– Si presenta in aula per la prima volta, nel processo in cui e’ il principale imputato, e viene accolto e accompagnato da un coro d’insulti dei parenti delle vittime dell’incidente del 28 luglio 2013, quando un bus con una comitiva di pellegrini di Pozzuoli a bordo precipito’ dal viadotto Acqualonga dell’autostrada A16 nel tratto Napoli-Canosa, provocando 40 vittime. Gennaro Lametta aveva noleggiato quel mezzo guidato dal fratello Ciro, morto nell’incidente, e oggi in aula ha preso la parola per rendere una dichiarazione spontanea. “Decisi di registrare il mio meccanico perche’ mi arrivavano voci – racconta al termine dell’udienza – che stava testimoniando cose diverse alla polizia. Cosi’ mi recai da lui e con il telefono registrai una conversazione che duro’ un bel po’ e nella quale dicemmo molte cose di quel pullman”. La conversazione e’ stata oggetto di una trascrizione eseguita da un perito della difesa e dal dialogo si evince che il pullman (ma il perito chiamato a testimoniare oggi non sa dire con certezza se si tratti dello stesso mezzo dell’incidente) aveva subito degli interventi di manutenzione. “Io ricordai al meccanico – continua ancora Lametta, accusato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso – che pochi giorni prima aveva eseguito dei lavori e che aveva controllato anche la trasmissione”. Una registrazione la cui trascrizione e’ stata comunque acquisita dal tribunale di Avellino, nonostante non vi sia certezza che si parli del bus precipitato e che l’interlocutore di Lametta sia il titolare dell’officina di Volla al quale il noleggiatore si rivolgeva per la manutenzione dei suoi mezzi. E’ stato ascoltato anche un collaboratore dell’agenzia “Mondo Travel”, un vigile del fuoco precario che sporadicamente lavorava come autista.

 Mario Torriero, citato dalla difesa di Lametta, ha riferito di aver condotto alle volte uno dei due bus di Lametta alla manutenzione, non quello dell’incidente, e di averlo guidato anche in occasione della revisione alla Motorizzazione civile di Napoli, risultata anche questa falsa, come quella del bus precipitato. Quanto agli interventi di manutenzione, Torriero ha poi riferito che Lametta si rivolgeva sempre alla stessa officina di Volla e gli interventi non sempre venivano certificati e fatturati. E l’ultima manutenzione risaliva alla prima decade di luglio, precedente a un viaggio turistico in Bosnia, al termine del quale il bus Volvo e’ partito per Telese Terme e poi per Pietrelcina senza riuscire a rientrare a Pozzuoli. Tra i testimoni citati oggi anche un dirigente della Motorizzazione Civile di Napoli, Giovanni Di Meo, che aveva gia’ deposto il 7 dicembre scorso. La difesa dell’ingegner Vittorio Saulino, a giudizio per la falsa revisione, chiedeva chiarimenti su un verbale che il testimone avrebbe redatto per certificare che la revisione del bus precipitato fu sottoscritta da Saulino, come lo stesso imputato aveva riferito anche in presenza della polizia stradale nel corso delle indagini preliminari. Incalzato dall’avvocato Antonio Rauzzino, Di Meo ha ritrattato: “Quel verbale non esiste”. Saulino ha sempre sostenuto di non aver mai partecipato alla seduta di revisione, essendo in ferie in quei giorni, e che qualcuno fraudolentamente si sarebbe impossessato delle sue credenziali per l’accesso al sistema informatico della Motorizzazione. Il processo riprendera’ il 26 maggio prossimo, con i testimoni citati dall’ingegner Nicola Spadavecchia, direttore del tronco autostradale all’epoca in cui il viadotto fu parzialmente demolito per essere poi ricostruito. 


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