Il clamore mediatico suscitato dall’episodio dell’accoltellamento a scuola di un ragazzino di 13 anni da parte del suo compagno di banco solo “per provare la lama” ha indotto il feritore a chiedere scusa pubblicamente dopo averlo fatto con il preside, professori e gli investigatori e assistenti sociali che lo avevano ascoltato. E lo ha fatto inviando una lettera al quotidiano Il mattino in cui dice: “Dopo aver letto i vari articoli pubblicati sono disperato e mi rivolgo a voi per far sapere la verità. Sono io il tredicenne che ha trovato per caso il coltellino fuori scuola, e per gioco, lo ho provato prima su di me e ho detto “guarda come punge” e poi al mio compagno ho ripetuto: punge proprio. Io stavo scherzando non avevo intenzione di fargli del male. Quando ho capito che gli ho fatto male gli ho chiesto scusa e gli ho dato un bacio sulla guancia. Dopo ho preso due o tre fazzoletti per aiutarlo. Lo so che ho sbagliato, anche solo il gesto non si dovrebbe fare. Eravamo in classe seduti vicino, non credevo che una cosa come questa portasse a tutto ciò”. E poi il finale: “Ti chiedo ancora scusa amico mio, non avevo intenzione di farti del male” con un grande cuore disegnato in fondo alla lettera. E’ poco più che un bambino e quella lettera ha un grosso significato. Ha capito la lezione e forse da oggi farà molta attenzione ai suoi gesti. Non a caso Armando Sangiorgio, il dirigente scolastico reggente della scuola media ‘Augusto Consoli’ del quartiere Fuorigrotta dove è avvenuto il fatto ieri ha spiegato ai giornalisti:
“Quando gli ho chiesto ‘cosa hai fatto? Lui mi ha risposto ‘cosa ho fatto? …Non ho fatto niente’. Non si e’ reso conto della gravita’ del suo gesto”. Il feritore e’ un bravo studente, con buoni voti, oltre che un promettente calciatore. Frequenta la terza media e si e’ gia’ iscritto alle superiori. Ciononostante ha, ed ha avuto in passato, atteggiamenti da bullo, anche nei confronti del quattordicenne ferito. I due erano seduti l’uno accanto all’altro quando il tredicenne ha estratto il coltello e ha colpito il compagno. Il tutto e’ avvenuto mentre in classe c’erano i professori. La vittima non ha denunciato subito l’accaduto: ha chiesto di andare in bagno e il tredicenne l’ha accompagnato. Poi e’ stato lanciato l’allarme dai docenti, che hanno chiesto l’intervento dei sanitari. L’aggressore “e’ un ragazzo in difficolta’, ce ne eravamo accorti – dice ancora Sangiorgio – ma non potevamo immaginare che potesse succedere quello che e’ accaduto. Si tratta di un episodio da biasimare – ha continuato il preside – ciononostante abbiamo il dovere di capire il suo malessere e tentare di risolverlo. Perche’ come padre, educatore e dirigente, sono convinto che il ragazzino puo’ essere recuperato”. “Noi mostriamo sempre molta attenzione – ha concluso Armando Sangiorgio – ai problemi di natura psicologica, ma purtroppo non siamo attrezzati per fronteggiarli”. Dello stesso tenore anche le parole del dirigente scolastico regionale Luisa Franzese: “Non si tratta di un ragazzo violento – sottolinea – ma di un ragazzo con difficolta’ familiari e con un forte temperamento. Adesso dobbiamo lavorare per capire perche’ aveva un coltello in tasca. Quanto accaduto merita una analisi piu’ approfondita. Ho gia’ incontrato il dirigente scolastico con il quale abbiamo concordato che ora e’ necessario capire cosa si puo’ fare per lui e cosa, eventualmente, non e’ stato fatto”. Per domani e’ stata disposta un’ispezione nell’istituto, da parte del dirigente scolastico regionale: “Abbiamo il dovere di comprendere il disagio – conclude Franzese – e, soprattutto, cosa possiamo fare per risolverlo”. Il tredicenne vive sul litorale domitio e la madre, che da sola sta portando avanti la famiglia lavorando duramente, e’ impiegata in una ditta che ha sede a Fuorigrotta. Per questo motivo, negli anni scorsi, ha deciso di iscrivere suo figlio in quel quartiere, per meglio gestire i suoi gravosi impegni.
(nella foto la lettera inviata dal ragazzino al quotidiano Il Mattino e l’ingresso della scuola)