Quali sono i numeri del cancro tra i bambini della Terra dei Fuochi? Mentre nei giorni scorsi il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha presentato i dati del Registro tumori regionale che parlano di 1.casi nella popolazione 0-20 anni dal 2008 al 2012, gli autori di uno studio pubblicato l’11 maggio sull”International Journal of Environmental Research and Public Health’ calcolano cifre diverse sulla base dell’analisi delle Sdo, le schede di dimissione ospedaliera: “Nel periodo 2007-2011 – riferisce all’AdnKronos Salute Prisco Piscitelli, ricercatore dell’Istituto scientifico biomedico euro mediterraneo (Isbem) – i casi di tumori fra i campani da 0 a 19 anni risultano 3.465”. Oltre 2 mila in più. Lo studio italiano sui tumori in età pediatrica e nei giovani adulti è frutto del lavoro ‘Epikit’ (Epidemiologia del cancro in Italia), nato nell’ambito del progetto ‘Coheirs’ sotto l’egida del programma ‘Europa per i cittadini’. I ricercatori hanno esaminato le Sdo dal 2001 al 2011 per calcolare il numero assoluto di ospedalizzazioni e tassi standardizzati per ogni provincia italiana in età pediatrica (0-19 anni) e nei giovani adulti under 50 (20-49 anni), le fasce d’età generalmente non interessate dalle campagne di screening. Quanto poi al cancro nei bimbi, “il problema dei tumori pediatrici andrebbe valutato non solo in raffronto ai casi attesi – ammoniscono gli esperti – ma anche nella rilevanza che assumono i numeri assoluti per orientare scelte di organizzazione sanitaria”. In altre parole, se come accade ad esempio per la Campania “una popolazione ha più bambini – riflette Piscitelli – aspettarsi più tumori potrebbe avere un senso da un punto di vista statistico, ma da punto di vista di sanità pubblica non esime i decisori dal mettere in campo tutte le strategie possibili per ridurre le esposizioni modificabili a tutti quei cancerogeni legati allo stile di vita o ambientali riconosciuti come tali dalla Iarc, l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro, soprattutto in età pediatrica”. In conclusione, al di là dell’apparente ‘giallo’ dei numeri, “chi ha stabilito di rassegnarsi al fatto che più bambini debba significare più tumori?”, si chiedono gli studiosi. Siano i casi 1.324 o 3.465, “sono sempre troppi”.