Bollini farmaceutici difettosi: ecco le mail che ‘incastrano’ il Poligrafico dello Stato

Roma. Scritta di sicurezza assente per l’80%, bollini difettosi, simbolo del caduceo completamente assente. La questione farmaci è di una gravità assoluta. Non sono solo articoli giornalistici ‘denigratori’ come vuole far intendere l’istituto Poligrafico e zecca dello Stato, che nei giorni scorsi, ha inviato un comunicato stampa preannunciando querele. A confermare quanto sta accadendo sono gli stessi dipendenti e funzionari dell’Istituto che ‘assistono’ alla produzione e alla stampa dei bollini apposti sulle confezioni di medici. Lo fanno attraverso comunicazioni interne, via mail, sottolineando essi stessi la gravità di un problema che è esploso con un’inchiesta giudiziaria nei mesi scorsi. Un carteggio ‘virtuale’ quello dei funzionari che passo passo documenta la produzione di milioni di caducei e di numeri progressivi, molti dei quali talmente mal messi da dover essere eliminati dalla produzione perché sono completamente in bianco. Quelli passabili, cioè quelli che almeno sono impressi di inchiostro anche se cancellabili – come dimostrano migliaia di confezioni sequestrate dai carabinieri del Nas di Salerno -, quelli vengono venduti alle case farmaceutiche per essere immessi nella filiera di distribuzione.

Milioni e milioni di bollini stampati come ‘carte valori’ sono stati dichiarati non conformi, negli ultimi mesi, perché non rispondono ai requisiti di sicurezza imposti dalla legge. Analizzando le mail (alcune sono di seguito riportate) il problema – negato pubblicamente dall’Istituto poligrafico dello Stato – non solo è reale ma supera anche la percezione esterna. E la questione tiene sulle spine i dirigenti e i dipendenti, ancora prima che esplodesse l’inchiesta giudiziaria nella quale risultano indagati l’amministratore delegato dell’Ipzs Paolo Aielli, il direttore generale dell’Istituto Ivo Planeta, il direttore del settore ‘Carte valori’ Simone Odero e il direttore dello stabilimento di Foggia, Alberto Mormile.

Le mail, arrivate in forma anonima all’avvocato Antonio Sarno, sono esplicite. Illuminanti anche per la magistratura.

E’ il 30 gennaio scorso quando Matteo Cerasoli, dipendente addetto alla qualità, a sottolineare – che quattro bobine e cinque fustellate sono difettose “la problematica evidenziata si sta manifestando – scrive ad un collega – in maniera preoccupante. Quasi una bobina su tre che vanno in fustellatura presentano questo problema. Umberto ti chiedo la cortesia di effettuare la non conformità per scritta sicurezza assente fino all’80%”.

Vincenzo Tesse, funzionario addetto alla qualità, suggerisce di scartare le bobine difettose in numerose comunicazioni e di estendere i controlli a tutte le bobine in lavorazione.

Ma evidentemente e – stando ai sequestri – gli sforzi per migliorare la produzione delle ‘carte valori’ non sortiscono frutti. Milioni di bollini vengono scartati, ma tanti quelli ‘praticabili’ o ‘passabili’ escono dagli stabilimenti dell’Istituto per raggiungere le case farmaceutiche ed essere inseriti nella filiera.

Dalle comunicazioni interne intercorse si intuisce che la preoccupazione è massima e proprio il 30 gennaio scorso Simone Odero, direttore del settore ‘carte valori’, poi indagato, chiede spiegazioni ai suoi colleghi dopo aver ricevuto una serie di mail per quelle scritte di sicurezza assenti sui bollini. “Ma la scritta è quella che sta dietro al bollino oppure è una scritta sul frontale?” scrive Odero. Poi aggiunge “Se è dietro non è sufficiente che sia visibile?”.

La visibilità, purtroppo, per l’Istituto non è requisito esclusivo di sicurezza. I bollini farmaceutici devono essere stampati in modo indelebile, senza che il semplice maneggiarli possa alterarne la stampa. E’ un requisito di sicurezza necessario, per legge.

Significativa anche una mail del 15 febbraio scorso nella quale Matteo Cerasoli scrive ancora a Tesse e a Michela Casini “In reparto abbiamo al momento 61 bobine non conformi per scritta di sicurezza mancante totalmente o parzialmente. Attendo una vostra visita in reparto per discriminare quali bobine possono essere rimesse in produzione e quali no. Resto in attesa di un vostro riscontro”. Il dipendente dell’Istituto cerca, quindi, a voler leggere bene quelle poche righe l’autorizzazione a rimettere in produzione le bobine ‘passabili’ anche se sono state scartate per ‘non conformità’ per la scritta di sicurezza mancante. Così la produzione non si blocca e il problema si supera alla meno peggio.

Così si supera un problema, con bollini farmaceutici che non solo non sono stampati secondo la normativa in vigore ma che possono rappresentare dei rischi anche per chi li assume se i farmaci dovessero essere dichiarati rischiosi e si presentasse la necessità di ritirarli dal mercato. Queste non sono ipotesi complottistiche. E’ solo la fotografia di quanto sta accadendo e quanto sta svelando un’inchiesta giudiziaria della Procura di Salerno.

Rosaria Federico


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