Camorra, Cortese minacciò il pusher debitore: “Uccido te, tua madre e i tuoi fratelli”. LE INTERCETTAZIONI

“Io ti avviso, so dove stanno i tuoi fratelli e anche tuo cognato. Non farmi fare cose che non voglio fare”. Fu questa la minaccia ricevuta da Antonio Mollo pusher del clan Di Lauro di Secondigliano, da Giovanni Cortese ‘ o cavallaro. Per un debito di duecentomila euro e uno di 1800 euro con il fratello Ciro, all’epoca esponente di spicco della Vanella-Grassi (poi ucciso in un agguato nel 2015 dopo essere transitato con gli Amato-Pagano) era stato minacciato di morte e con lui anche tutti i suoi familiari. E per questo che decise di “pentirsi” presentandosi il 30 gennaio del 2015 presso la squadra mobile di Napoli e raccontare tutto. La storia emerge dalle 733 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Laura De Stefano che l’altro giorno ha portato in carcere due finanzieri corrotti (uno dei quali coinvolto anche in questa storia delle minacce di morte a  Mollo) e poi boss e gregari dei clan Di Lauro e della Vanella-Grassi e dei Pesce-Marfella di Pianura. Prima che Mollo si recasse in questura gli uomini della mobile avevano già ascoltato una conversazione di Cortese(che aveva il telefono sotto controllo) che aveva sguinzagliato i suoi fedeli collaboratori- tra i quali tale Daniele Granata, Bruno Franzese e Aniello Apredda- affinché rintracciassero Mollo e i suoi familiari.Giovanni Cortese. facendo esplicito riferimento al padre e alla madre del suo “ex socio”, affermava che, se Daniele Granata fosse riuscito a rintracciarli, li avrebbe “legati,,ma … dopo mi servono … Daniele. deve vedere se Daniele conosce la casa …. padre, madre … lì attacco, poi … ).
E Ciro Cortese al quale Mollo Antonio doveva una somma di denaro ribadisce: “…mi devono morire i fìgli miei, devo vedere ancora altri milleottocento euro alla fìne … mi fa schiattare il fegato … “. Una vicenda dalla quale emerge con chiarezza il ruolo di primo piano di Giovanni ‘o Cavallaro che ferma anche il fratello Ciro e i suoi adepti e quelli del clan Lo Russo che pure volevano uccidere Mollo verso i quali aveva contratto debiti per circa duecentomila euro di forniture di droga non pagate., comprese ai Maranesi e a quelli di Pianura, che per il momento però non erano ancora passati al recupero crediti. Ma è Giovanni Cortese tra i due fratelli quello più arrabbiato con Mollo. Infatti prima si dice “disposto a rischiare di essere arrestato” per le sue dichiarazioni ma che comunque se l’ interlocutore non avesse ottemperato al suo debito, ne avrebbero patito le conseguenze tanto lui quanto i suoi familiari. In un primo momento Giovanni invitava Mollo a scappare. “stamattina vedi di scappare ò Tò, “ò frat”, perché stamattina prendo a tutti quanti, a te i fratelli tuoi, voglio andare anche carcerato, vedi che parlo per telefono, vi piglio a tutti quanti stamattina!”. Poi non contento ribadiva: “mi devono morire i figli miei, ti dico una cosa, qua può essere pure che mi stanno sentendo e può essere pure che vado carcerato per colpa tua, dopo voglio i fratelli tuoi, voglio a tutti quanti… tutti quanti voglio.’ Perché li mando a prendere io, mo faccio l’ambasciata a Daniele e coso e li comincio a fare atterrare là, vediamo un po ‘ come funziona mo! ”. Poi la telefonata continuava con un avviso lapidario: “Va bene. io ti voglio avvisare solo, sul bene dei miei figli. non mi far fare cose che non voglio fare perché comincio ad andare nel negozio di scarpe di tuo cognato, ti sto solo avvisando mo”. E si chiudeva: “…io ti aspetto fino alle 12, dopo le 12 credimi tanto la casa di tuo fratello sulla strada di Quarto la conosco, il negozio di tuo cognato lo conosco… non voglio fare cose che non voglio fare… ora sta a te”.

 Antonio Esposito

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(nella foto i fratelli Giovanni e Ciro Cortese)


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