Camorra: fine pena mai per Umberto Accurso. E’ accusato del duplice omicidio dei fratelli Matuozzo

A soli 25 anni si è già beccato la prima condanna di fine pena mai. Si tratta di Umberto Accurso, il pericoloso capo della Vanella Grassi di Secondigliano autore secondo gli inquirenti del raid armato contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano lo scorso anno quando era ancora latitante. Fu arrestato a Qualiano l’1 maggio dello scorso anno. E solo 20 giorni prima c’era stata di notte una sventagliata di mitra contro la caserma dei carabinieri. Gli inquirenti sospettano che ci fosse proprio lui alla guida del commando che fece la plateale stesa perché il giorno prima il tribunale per i minori, su richiesta della Dda, aveva deciso di allontanare i suoi due figli bambini (che oggi hanno quattro e due anni) da Secondigliano e dalla loro casa, vietando alla madre di avere contatti con loro se non avesse accettato il programma di protezione, visto che il cognato Antonio Accurso, fratello di Umberto è pentito da alcuni anni. oggi però in primo grado è arrivata la pesante condanna per il duplice omicidio dei fratelli Matuozzo, uno dei quali suo stretto collaboratore. Il duplice omicidio avvenne il 20 agosto del 2013. Il primo a perdere la vita fu Carlo Matuozzo, attirato con l’in­ganno in casa dei Leonardi dove trovoÌ€ ad attenderlo esponenti della Vanella Grassi che uccisero a coltellate. Il corpo di Matuozzo, ad oggi, non eÌ€ stato trovato. Antonio Ma­tuozzo, invece, fu eliminato poche ore dopo a Secondi­gliano: alla sua esecuzione, in strada, volle assistere Antonio Accurso. Ecco cosa ha raccontato il pentito Alfredo Leonardi: “Giovanni, mio fratello, era nascosto. Come vide Carlo che gli dava le spalle usciÌ€ fuori ed esplose un colpo con il revolver. Si sente un gran botto ma il proiettile non usciÌ€. TentoÌ€ immediata­mente di sparare di nuovo ma la pistola si inceppoÌ€. A questo punto Matuozzo fece un ghigno. E noi gli saltammo addosso. Matuozzo cercoÌ€ di difendersi, lottoÌ€. Ma era uno contro tutti ed ebbe la peggio. Umberto Accurso lo insultava e gli rinfacciava che era un ladro, un infame. Ciro Milone (poi ucciso) prese una sedia di metallo e lo colpiÌ€ alla testa, piegando la sedia. A quel punto Matuozzo cadde e non si muo­veva piuÌ€, ma lo tenevamo sempre, mio fratello con una presa al collo e gli altri lo tenevamo e gli davamo i calci. Subito dopo prendemmo un coltello dalla cucina con una lama di trenta centimetri. Umberto colpiÌ€ Matuozzo alla schiena. Poi Emanuele Di Gennaro (pure lui morto ammazzato) colpiÌ€ Matuozzo col coltello ma fu Milone a sferrare le coltellate piuÌ€ profonde alla schiena all’altezza dei pol­moni, facendo entrare tutta la lama. Umberto chiese una pistola per sparargli alla testa ma noi non ne aveva­mo: sosteneva che Matuozzo stava fingendo come aveva finto Raffaele Stanchi. Allo­ra Di Gennaro squarcioÌ€ la gola di Matuozzo e lo stesso fecero Milone ed Umberto. Il pavimento era sporco di sangue e alcuni schizzi era­no anche sulle pareti”. Poche ore dopo la stessa macabra sorte toccò al fratello Antonio Matuozzo, che venne assassinato per evitare che si pentisse per vendetta facendo i nomi dei killer.

 


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